Titolo: AGROALIMENTARE, CIBO ITALIANO E LAMENTAZIONI ITALICHE

Sembra, a leggere certi giornali, video, tv, social, ecc. che l’Italia sia oggetto dell’invasione straniera anche e soprattutto nel settore agroalimentare perché i politici non sano difendere le nostre frontiere e affamare i produttori italici a causa dell’invasore barbaro che non solo ci affama ma ci avvelena pure con prodotti da noi vietati e invece abbondantemente usati in molti paesi a cominciare dagli USA, Canada, Cina, come nel caso del glifosato per il grano duro. Ma è veramente così? È vero che la concorrenza straniera sta mettendo in ginocchio il nostro sistema produttivo agricolo? Andiamo ai numeri per capirci. Circa la sufficienza alimentare l’Italia soddisfa il proprio fabbisogno solamente per: riso, pomodoro, agrumi, frutta fresca, vino, uova e formaggi duri. Per il resto è un arrembaggio continuo e senza sosta. È possibile? È vero! Preciso che tutti i dati hanno come fonte l’Istat e l’Ismea (ultimi dati disponibili). Prodotto Produz. Naz.% Importazione % Da dove - Grano duro 50 50 Canada, USA, Sudamerica, ecc. - Grano tenero 60 40 Canada, Francia, Australia,ecc. - Olio d’oliva 60 40 Spagna, Tunisia, ecc. - Frutta in guscio 50 50 Usa, Turchia, Cina, Cile,ecc. - Legumi 33 67 Usa,Canada,Messico,Cina, ecc. - Patate 80 20 Francia, Germania E poi ancora - Pesce lavorato 16 84 Spagna, Portogallo, Austria,ecc - Pesce congelato 41 59 .Spagna, Cina, Vietnam, ecc. Poi ci sarebbero tutti i prodotti degli allevamenti, latte compreso, di cui magari parleremo in un secondo momento. Siccome i numeri non mentono c’è da chiedersi che sta succedendo e dove stiamo andando. Perché si registra da una parte un abbandono diffuso di terreni agricoli e dall’altro, la crescita di prodotti agroalimentari mentre sembra avviato un processo inarrestabile che vede l’Italia trasformarsi da paese produttore a paese trasformatore. Il made in Italy fa moda e gola a molti nel mondo! Una delle conseguenze dirette è che se cresce la produzione bio (ad esempio la Sicilia è la regione prima in Italia per produzioni agricole in biologico ma ultima per consumo degli stessi prodotti destinato, evidentemente all’esportazione) la maggior parte della popolazione è costretta a cibarsi di prodotti con residui chimici e veleni abbastanza preoccupanti, a partire dalla pasta di cui ci nutriamo tutti i giorni, unicamente perché la produzione di grano duro soddisfa appena il 50% del fabbisogno. E allora dove dobbiamo volgere lo sguardo? Al Palazzo, naturalmente. La domanda da farsi è: i decisori politici a Roma, come nelle singole regioni, quali interessi effettivi rappresentano e sostengono? Aggiungo, per quale motivo si continua a pagare il cibo come se fosse tutto uguale e non secondo qualità? Pensate voi che il latte e i formaggi prodotti nella Pianura Padana, ovvero nell’area più inquinata d’Europa siano migliori di quelli prodotti nelle malghe altoatesine, nelle aree interne del Sud e della Sardegna? Riflettete gente riflettete