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Titolo: Caserta: occorre tagliare carne e ossa

“Il cartello dei Casalesi è contraddistinto da una spiccata propensione imprenditoriale, attraverso la quale reimpiega i capitali illeciti, e dalla capacità di infiltrazione nelle amministrazioni locali oltre che nel tessuto economico”. Oggi le componenti maggiormente rappresentative sarebbero le famiglie Schiavone e Bidognetti. La prima sarebbe maggiormente presente a Casal di Principe e a Caserta, la seconda a Castel Volturno, Parete, Lusciano e Villa Literno. La fazione Zagaria, che avrebbe optato per una posizione più isolata, limitandosi all'originario nucleo familiare contorniato da soggetti di fiducia, sarebbe attiva a Casapesenna, Trentola Ducenta e ad Aversa. La fazione Iovine, infine, sarebbe quasi totalmente assente rispetto al cartello originario.” (Dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nella relazione presentata al Parlamento e relativa al primo semestre del 2023, ultima disponibile). Tra i casertani ben pensanti si è sempre sostenuto che la camorra non sta a Caserta ma a Casal di Principe e nell’agro aversano e che la città è indenne da questo cancro. I fatti ci dicono invece e con certezza, che la camorra è stata una costante occulta presenza nella vita sociale, politica, amministrativa ed economica anche della città di Caserta. Se si esclude il periodo di gestione della giunta Bulzoni (1993-1997), almeno per quanto riguarda gli amministratori, la camorra ha costituito e rappresenta un filo invisibile che ha legato la cruna delle “perle” che descrivono trasversalmente la società tutta casertana. Dire “Noi non siamo camorristi” - e ci crediamo – non basta e non salva la città e i cittadini del capoluogo campano che hanno tacitamente o consapevolmente vissuto accanto o con la camorra. La vicenda del parcheggio illegittimo di via S. Carlo è emblematica nell’evidenziare 30 anni di collusioni (almeno dal 1993) e di colpevoli silenzi che partono dalla proprietà originaria e attraversano amministratori, pubblici funzionari (dirigenti comunali), colletti bianchi, imprese e singoli cittadini. Di fatto, dopo assemblee, dibattiti, denunce verbali, ecc. la querela fu presentata solamente da chi scrive. Gli altri, tutti gli altri, ben consapevoli di cosa si andava incontro, si tirarono indietro. Così come è un fatto che per la gestione sia dei parcheggi (sotterranei e non) in particolare, sia di un territorio massacrato dal cemento in generale, nessuno è indenne da responsabilità e colpe. In questo senso il cosiddetto ciclo del cemento (cave, impianti per la produzione del calcestruzzo, immobili) ha coscientemente visto la compartecipazione di una imprenditoria da rapina tanto del territorio quanto del mercato fondiario. Basti verificare i prezzi di vendita di immobili a Caserta che fanno immeritatamente a gara per i prezzi con gli immobili in vendita nel centro storico di Parigi! Circa il suolo si pensi, solo per capire a che punto siamo arrivati. La capacità di autonomia agroalimentare di Caserta non raggiunge il 2% del suo fabbisogno, mentre il verde pubblico a stento arriva a 2 mq/ab quando la normativa ne prevede almeno 10. In questa direzione la vicenda area ex Macrico si intreccia completamente tra uso del suolo e verde pubblico necessario per soddisfare almeno il 50% del fabbisogno minimo di verde per abitante. Il progetto della Fondazione Campo Laudato sì prevede “addirittura” ben 511 alberi su una estensione di 32,5 ettari (un albero ogni 636mq di suolo). Una vergogna assoluta, come il riutilizzo parziale di volumi tutti illegittimi, veicolata come gentile concessione della proprietà. Tutto questo ci riporta alla qualità dell’amministrazione ma anche a quella della cosiddetta opposizione, per non parlare della società civile, nel suo complesso, in cui la problematica “camorra” è stata costantemente omessa o negata: da ciò l’insignificanza di una reale opposizione e di una concreta capacità propositiva per il governo del territorio e delle sue istituzioni. In questa direzione appare difficile la credibilità dei partiti che hanno popolato gli scranni di Palazzo Castropignano in questi ultimi 30 anni, siano essi opposizione o maggioranza. Come appare difficile l’attendibilità della società civile casertana, se non si attua rapidamente un radicale confronto al suo interno, sul tema della malavita organizzata in città, e arrivare così a quella credibilità necessaria. Circa la cosiddetta imprenditoria locale, fatte le debite eccezioni che si possono contare sulla punta di una mano, si è distinta nella storia della città per essersi caratterizzata principalmente come impresa del cemento e del mattone. Tali sedicenti imprenditori hanno in realtà sfruttato le rendite di posizione e soprattutto le amicizie nei vari Palazzi su cui hanno contato per stravolgere gli strumenti urbanistici o, alla peggio, per avere le coperture necessarie al fine di continuare a costruire impunemente, là dove si sarebbero dovuti costruire un parco giochi per bambini o un centro sociale, una piazza o un parcheggio, ecc. In questo quadro, disarmato e disarmante, in cui la trasversalità nelle violazioni di legge e nelle coperture è stata pressoché totale, ecco allora levarsi il ruolo strategico della commissione straordinaria chiamata a gestire la città per i prossimi 18/24 mesi e con i poteri ben indicati. Nell’art. 3 della nomina del Presidente della Repubblica che qui vale la pena ricordare e sottolineare: "La commissione straordinaria dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonché ogni altro potere e incarico connesso alle medesime cariche". E che significa tutto questo? Dal testo si deduce chiaramente che non esiste un vuoto amministrativo nell'ente e che tutte le scelte possibili o le scadenze giunte a compimento o quelle in essere potranno/dovranno essere soddisfatte dalla commissione straordinaria nominata dal Presidente della Repubblica. Che cosa chiedere allora nell'immediato alla dr.ssa Scolamiero, alla dr.ssa Caruso e al dr. Anatriello? L’Agenda 2030, il PUC e il collegato piano della mobilità, l’area ex Macrico, il policlinico universitario, i rifiuti, la vivibilità urbana, la corretta declinazione del PdR, i servizi sociali, il complesso Sant'Agostino, esigono ora una risposta dallo Stato. Ora. Ogni ulteriore rinvio o altra perdita di tempo avrebbe l'amaro sapore della sceneggiata e della complicità rispetto a uno stato di cose che deve invece essere interrotto e rimosso. Occorre restituire alla città la dignità perduta e il senso concreto e palpabile della normalità democratica e amministrativa. I fatti però ci raccontano che quando s’insedia una commissione straordinaria in un comune sciolto per mafia, ogni scelta importante, ogni decisione pure urgente, ogni richiesta è rimossa e traslocata in una specie di limbo in attesa che ritornino i "libertadores"; ma così non è e la legge a riguardo parla chiaro. Com’è evidente, da quanto precede, che non è possibile rivolgersi ai partiti, di destra o di sinistra (cosiddetta) che sia a meno di un radicale cambiamento dei gruppi dirigenti, improntato sull’ etica e sulla meritocrazia. Quelle forze, in questi lunghi anni, hanno già dimostrato ampiamente la loro capacità e soprattutto volontà, come forze di governo e di opposizione, di non contrastare nei fatti e in tutte le sedi la camorra in ogni sua manifestazione. Occorrerebbe quindi rivolgersi alla società civile, alle associazioni e a quanti operano nella città per la difesa dell'ambiente, dei più deboli, del territorio, alle persone di buon senso, che hanno a cuore in modo onesto gli interessi della città e che hanno chiaramente, apertamente e senza infingimenti osteggiato la camorra e i suoi sodali. Si è aperta una fase assai delicata per la città di Caserta e la sua storia. Sarà necessario tagliare carne e ossa senza mai dimenticare che “il ladro non è solo quello che ruba ma anche quello che tiene il sacco”; e quanti di noi possono in tutta onestà poter affermare di non aver tenuto il sacco? È bene sottolineare infine che essere onesti non è una condizione per poter governare la cosa pubblica ma una pre-condizione. Dr. Agr. Giuseppe Messina, già assessore alla legalità e alla trasparenza nella giunta Bulzoni Tratto da: Marcianise digest n.90 giugno 2025

 
   
   

  

   
   
   

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