Mentre nasce il 25° Parco Nazionale, quello del Matese in
provincia di Caserta, il Parco Nazionale degli Iblei, primo
in Sicilia non vede ancora la luce (e, forse, non la vedrà
mai) con un iter che ha raggiunto i 18 anni!
Mentre il Parco Nazionale degli Iblei naviga verso il nulla,
dallo scorso 22 aprile "Giornata Internazionale della Terra"
in provincia di Caserta, il Parco del Matese è ufficialmente
il 25° Parco Nazionale italiano.
L’ultimo Parco nazionale istituito in Italia è stato quello
dell’Isola di Pantelleria, nel 2016. Il decreto, a firma del
ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica,
Gilberto Pichetto Fratin, individua perimetrazione,
zonizzazione e misure di salvaguardia, costituendo un passo
particolarmente importante nella direzione degli obiettivi
fissati per il 2030 relativi alla ‘Strategia Europea per la
Biodiversità’.
Già con ministro Costa (dal 1º giugno 2018 al 13 febbraio
2021 è stato ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare nei governi Conte I e II) sembrava
cosa fatta. Oggi la Regione Sicilia, nelle sue articolazioni
politiche-gestionali solleva pretestuose scuse fermando, di
fatto, l'iter realizzativo, nonostante le proposte
ragionevoli e coerenti del movimento ambientalista
siciliano.
E' fin troppo evidente che la gran parte della classe
politica isolana non vuole l'istituzione del primo parco
nazionale in Sicilia e il quarto per estensione a livello
nazionale.
Quello che appare sconcertante è che questa gente, in oltre
80 anni di governo (locale, provinciale, regionale) degli
Iblei, non ha mai trovato o provato a cercare un'idea di
sviluppo sostenibile di quel vasto territorio con emergenze
ambientali, paesaggistiche e naturali, oltre che culturali e
monumentali uniche, che riuscisse a coniugare rispetto e uso
corretto del territorio e occupazione e prospettive di
lavoro e sviluppo.
E' ancora più sconcertante che la popolazione iblea, fatta
qualche isolata eccezione, non capisca che di questo passo
non rimarrà più niente perché i giovani, ovvero il futuro,
se ne saranno andati emigrati altrove. I numeri e le
statistiche parlano chiaro: o si cambia registro o il
territorio ibleo è destinato alla desertificazione
ambientale e demografica.