Il Carnevale 2025, che da circa 400 anni si celebra a
Palazzolo Acreide e dopo le riflessioni del prof. Perez, mi
ha indotto a sottoporre alla comunità alcune domande e
riflessioni.
Cos'è stato il carnevale a Palazzolo per così tanto tempo?
Cosa ne ha segnato il successo? Che cosa è diventato? Perché
questo declino?
Va premesso che il Carnevale, anche se ha in sintesi il
sacro, poiché trae le sue origini da alcune antiche feste
romane, come i saturnali, i brumalia, i lupercali e i
baccanali, di cui continua a conservare alcuni riti e
significati, è una festa profana. A differenza degli
antichi, i quali sacralizzavano tanto il dionisiaco quanto
l’apollineo che convivono nella natura umana.
Possiamo dire che il Carnevale, nella sua essenza, è una
festa laica.
In moltissime località e fra queste Palazzolo Acreide, il
carnevale si è anche caratterizzato per un forte localismo.
Un'occasione per rappresentare con ironia, sfottò, sarcasmo
la propria comunità, specifici personaggi, fatti e
situazioni che hanno in qualche modo segnato gli abitanti
nel corso dell'anno che hanno preceduto la festa di
carnevale.
Festa attesa da tutto il paese e nella quale praticamente
tutti gli abitanti si vestivano in maschera, gruppi,
scolaresche, singoli per celebrare il carnevale con decine
di carri allegorici, al seguito del Re Carnevale (finanziato
dal Comune) che veniva incendiato e distrutto nei pressi
della discesa di via S. Sebastiano. Ai carri, ai gruppi
mascherati, ecc. vi era il veglione a Piazza del popolo
(giochi, gare e balli in maschera) e serate di musica e
balli in vari siti del paese: cinema Odeon, cinema Sardo, la
Trota, Palazzo Vaccaro, la Spelonca, ecc. Le festività
duravano circa un mese e che ha visto la partecipazione
anche dei grandi della musica italiana. Insomma il carnevale
di Palazzolo era una “cosa seria”.
Era la nostra festa, dei palazzolesi che attraverso i carri,
le maschere, ecc. esprimevano liberamente e senza
infingimenti la propria critica o presa in giro degli
amministratori locali e/o di personaggi pubblici della
comunità o di grandi temi nazionali e internazionali. Tal
evento quindi aveva un grandissimo “effetto miele” o di
attrazione poiché attraverso i carri, ecc. e con la presenza
di personaggi fantastici, primo fra tutto Turi Rizza,
migliaia di persone partecipavano e si sentivano coinvolti e
parte rilevante di questa festa laica, popolare originale.
Tutto questo negli ultimi quindi anni, almeno, è del tutto
scomparso. Prevale una forma di commercializzazione del
carnevale, un’appropriazione indebita da parte di persone ed
enti (anche la Chiesa fa la sua pesante presenza) unicamente
per fare soldi non per divertirsi.
Tra le regole da rispettare per partecipare al carnevale di
Palazzolo c’era quella, ad esempio, che non si potevano
riutilizzare parti o interi carri, manipolati e presentarli
al carnevale successivo. Pena la squalifica. Sono anni ormai
che tale regola è intenzionalmente ignorata e tutto ha
acquistato l’amaro sapore di una mera competizione
finalizzata a prendersi quei quattro soldi che il Comune
mette in palio. Quest’anno addirittura si è fatta fatica a
costituire la commissione giudicante. Ci sarà pure un
motivo!
Il carnevale di Palazzolo dovrebbe essere custodito con
gelosia e fierezza e non svenduto e banalizzato.
Che fare? Abbiamo tempo per il carnevale edizione 2026.
Abbiamo tempo per discutere, per confrontarci, guardarci
indietro per andare avanti e far crescere una comunità da
tempo abbandonata a se stessa.