Il numero di migranti morti in mare nel tentativo di
raggiungere l'Europa è più che raddoppiato quest'anno. Lo ha
reso noto l'Organizzazione internazionale per le migrazioni
(Oim), che ha invitato gli Stati a prendere provvedimenti
urgenti.
Secondo le statistiche pubblicate in un nuovo rapporto,
almeno 1.146 persone sono morte in mare nel tentativo di
raggiungere l'Europa nella prima metà del 2021.
Nel 2020, 513 erano morte nello stesso periodo e 674 nel
2019. La maggior parte dei decessi è stata registrata nel
Mediterraneo (896), circa 250 nel tentativo di raggiungere
le Isole Canarie, nell'Oceano Atlantico.
Il totale dei morti accertati in mare è di quasi 18.500 dal
2014 a oggi, oltre 7 persone al giorno!
Occorre ribadire, ancora una volta, come salvare le vite in
mare resti un imperativo umanitario.
Le cause della migrazione sono numerose e vanno da
sicurezza, demografia e diritti umani fino alle condizioni
ambientali e al cambiamento climatico.
Entro il 2050 tra i 25 milioni e il miliardo di persone
potrebbero essere costrette a spostarsi per criticità
ambientali indotte anche dai cambiamenti climatici.
Stress ambientali e conflitti sono causa o concausa della
fuga dal proprio Paese per circa il 70% dei migranti giunti
in Italia negli ultimi 4anni.
Dal dossier 2021 di Legambiente sull’argomento, tra l’altro,
si legge:
“durante l’ultimo anno, è cresciuto esponenzialmente il
numero di persone nel mondo costrette a lasciare la propria
terra e, tra loro, dei cosiddetti “migranti ambientali”.
Secondo il report Global Trends dell’UNHCR, nel 2020, 82,4
milioni di persone (il 42% delle quali minori) sono state
costrette a migrare: un numero più che raddoppiato rispetto
al 2010, quando se ne contavano 40 milioni, e aumentato del
16,4% rispetto ai 70,8 milioni del 2018. Guardando agli
sfollati interni, invece, secondo l’Internal Displacement
Monitoring Centre (IDMC) nel 2020 se ne sono registrati 40
milioni e mezzo di nuovi, di cui 30 milioni e 700 mila
costretti a fuggire a causa di disastri ambientali.
In questo quadro, la mappa delle criticità sociali e quella
delle criticità ambientali finiscono per sovrapporsi: sempre
secondo dati IDMC, infatti, il 95% dei conflitti registrati
nel 2020 è avvenuto in Paesi ad alta o altissima
vulnerabilità ai cambiamenti climatici e degrado ambientale.
Per di più, secondo l’UNHCR, l’86% degli sfollati migrati
fuori dal proprio Paese è ospite di nazioni in via di
sviluppo, anch’esse tra le più vulnerabili dal punto di
vista climatico e ambientale: una miscela esplosiva di
possibili ulteriori povertà, tensioni sociali, conflitti e
nuove migrazioni.”
Ai cosiddetti patrioti italiani che danno un immagine al
mondo di un Paese ridicolo quanto ignorante, i numeri della
situazione non lasciano spazio alla fantasia o alla
demagogia: un motivo in più per riflettere su una politica
perdente e inefficace in un Paese, l’Italia, che da qui a
pochi anni, come ci ricorda l'ISTAT: "Con 400 mila nati
all'anno l'Italia passerà da 59 a 30 milioni di abitanti".
Ormai è un fatto e non un'opinione.