Titolo: Agricoltura: quali sistemi produttivi?

Verso l'Agrimontana 2017 a Palazzolo Acreide e non solo. In un recente studio dell'ONU è detto che l'80% del cibo prodotto nel pianeta è grazie alle piccole e piccolissime aziende agricole. L'apporto delle grandi aziende e delle multinazionali, contrariamente alla percezione che si ha, non supera il 20% e quello che fanno in termini di pressione sull'opinione pubblica, la pubblicità, le cosiddette ricerche "scientifiche", ecc. servono solo a giustificare la loro stessa esistenza. In altri termini i sistemi produttivi "tradizionali" assicurano al pianeta il cibo di cui ha bisogno. Voglio pure ricordare che ogni giorno vine prodotto cibo per oltre 12 miliardi di persone e se ne butta per oltre 4 miliari di persone mentre oltre un miliardo muore di fame e ogni 8 secondi muore un bambino. Non è quindi un problema di risorse ma di distribuzione delle stesse. Ma questa è un'altra cosa... Nella nostra realtà meridionale e delle aree interne in particolare, uno dei più grandi limiti è la mancata concentrazione dell'offerta (attraverso l'aggregazione) e la capacità di commercializzare ai prezzi giusti prodotti che spesso sono di assoluta qualità. Ruolo delle istituzioni, secondo questa breve e incompleta analisi (per motivi di spazio), è quello di: a) far conoscere questi sistemi produttivi; b) ottimizzare le tecniche e le tecnologie utilizzate per assicurare le produzioni; c) conservare la fertilità del suolo; d) sostenere i produttori per la vendita, commercializzazione e valorizzazione dei loro prodotti; d) favorire e sostenere l'aggregazione territoriale. Far conoscere la nostra storia, cosa eravamo e chi siamo dovrebbe costituire la mission di qualunque decisore politico e certamente l'Agrimontana o altra manifestazione simile, dovrebbe: far conoscere e valorizzare attività scioccamente ritenute obsolete e spingere i giovani a scelte ragionevoli tra passato e futuro. In definitiva tra patrimonio ambientale, storico, paesaggistico, culturale e archeologico insieme alla filiera agroalimentare ed enogastronomica dovrebbe ruotare la strategia del futuro delle aree interne del Paese e non solo. Quest'anno le parole chiave potrebbero essere: MATERIA PRIMA (sistemi produttivi e lavoro), ENOGASTRONOMIA (ruolo della ristorazione e dell'enogastronomia per la valorizzazione dei prodotti locali), AGGREGAZIONE (alla scoperta del sistema cooperativo). Su quest'ultimo punto voglio ricordare che le regioni a più alto tasso di cooperative in Italia sono nell'ordine: la Sicilia, la Sardegna, la Puglia e la Campania. L'emilia, cosiddetta rossa, si pone al sett'ultimo posto (dati Censis) con il gruppo Coop che primeggia per fatturato in Italia e si colloca al 53 posto a livello mondiale nella grande distribuzione dell'agroalimentare. La cooperazione dunque costituisce la strategia attraverso cui, contrariamente ai luoghi comuni, nel Sud è possibile ipotizzare e realizzare non solo un progetto di lavoro ma anche di vita. Di questo parleremo in un'altra occasione.