Titolo: Referendum del 17 aprile

Aldilà delle interpretazioni che alcuni vogliono dare al risultato referendario: “vince Renzi il referendum contro il Presidente del Consiglio”; “La demagogia non paga” è l’ambiente che non sta all’ordine del giorno nel nostro Paese. Intere nazioni hanno da tempo rinunciato di fatto alle energie fossili a favore del solare e l’eolico in modo particolare, guardando così al futuro. I numeri parlano da soli e, mentre in Italia il governo contrae il settore in Germania, ad esempio, si realizzano 400 mila posti di lavoro nel settore delle energie alternative. Ci potremmo addentrare molto su questo argomento. Vale la pena analizzare, invece, il voto in Terra di Lavoro e a Caserta, in modo particolare, vista l’imminenza del voto amministrativo di giugno. Se si volesse dare una valenza politica al voto di ieri In Italia, così come in Campania e in provincia di Caserta, si può tranquillamente affermare che non ci sono le condizioni per una nuova classe politica, per la banale ragione che non esiste una nuova classe politica e gli italiani, meno scemi di quello che sembrano, ma sempre più reazionari, preferiscono scegliere di non scegliere e accontentarsi di quello che passa l’indecente politica italiana nel suo mediocre complesso. La provincia di Caserta ha registrato il 24,52% dei votanti contro il 32,16 del Paese e il 26,13 della Regione. Raggiunge però un risultato del 90,62% a favore del Si contro l’86,44% dell’Italia ma inferiore al dato regionale del 91,45%. Caserta, città capoluogo, raggiunge il 31,28% dei votanti. Il SI si è affermato con il 90,70 % pari a 17.097 su 19.016 degli aventi diritto al voto (60.783). Se ci volessimo spingere a fare qualche considerazione e ritenere l’area del Si come alternativa all’area governativa, in senso lato, si avrebbe che, rispetto alle elezioni comunali del 15/05/2011 si avrebbero 9 consiglieri comunali su 34. Nelle precedenti elezioni erano invece 12! In altri termini sembrerebbe che a Caserta, più che in altre comunità della regione si registra uno scollamento reale tra la gente e i partiti e un forte disincanto sulla politica e sulle istituzioni, facendo registrare un arretramento complessivo rispetto al marcato rinnovamento degli anni 90 distrutto poi dal disastro amministrativo di De Falco continuato dai suoi sodali (Del Gaudio, Marino, Ferraro, Spirito, Cicia, ecc.) e, oggi presenta la sua punta apparentemente più vivace e aggressiva con l’ex forzista Marino, oggi nel PD che si candida, in virtù, di fatto, di una continuità politica e culturale a governare questa disgraziata città. Il resto. Solo autoreferenzialità e miopia politica.