Titolo: Caserta come Scampia

Leggo la passione con la quale l'ing. Crispino oggi lamenta la carenza di un'adeguata classe dirigente per questa città e della difficoltà a riunire le forze sane di Caserta per determinare una presenza necessaria nelle istituzioni locali. Personalmente ritengo grave la generica lamentazione non supportata da un'adeguata analisi e determinazione su quale debba o possa essere la mission di questa città. Città che poteva essere paragonabile, per i suoi spazi, la sua collocazione geografica, le sue risorse, ecc., ad una città del centro-nord Europa, qualora chi ha agito in nome e per conto del popolo casertano, non se l'avesse spolpata e totalmente cementificata, permettendo l'ingresso della camorra nel territorio e prendendo tutto quello che si poteva delle sue risorse. Oggi il territorio di Caserta è in grado di produrre meno del 2% del cibo di cui necessita la sua popolazione e gli spazi a verde non superano i due mq/ab mentre la legge ne prevedeva già dieci 70 anni fa e 14 l'attuale strumento urbanistico. La città sembra apparire disarmata e smarrita di fronte a tanto degrado materiale, morale, economico e sociale. Ma quando sento parlare ancora chi questo disastro ha provocato o ne è in parte responsabile, capisco che auspicare un risveglio delle coscienze appare solamente come un inutile tentativo per una città sostanzialmente in linea con chi questo disastro, mascherato da lungimirante prospettiva, ha voluto e perpetrato, in nome di un popolo non sovrano ma semplicemente complice. Per fortuna gli enti locali e un certo tipo di politica non contano più niente e vi sono altri luoghi dove dare il proprio contributo di idee e di azioni. Rimane l'amaro per chi come me, 37 anni fa venendo a Caserta per la prima volta, rimase impressionato per la pulizia, il silenzio e la tranquillità di una città che ai miei occhi appariva ricchissima di positive potenzialità. Mi dicevo Caserta come Copenaghen. Mi sono sbagliato: Caserta come Scampia.