Titolo: SUL CIBO DI CUI CI NUTRIAMO: IL LATTE

Il Latte Nobile in Terra di Lavoro: necessario e urgente. La serata di mercoledì scorso (5 novembre 2014) la Feltrinelli e Le Piazze del Sapere ci hanno offerto la possibilità di conoscere, ragionare, confrontare e riflettere su una questione che è all'ordine del giorno in Terra di Lavoro: la qualità del cibo di cui ci nutriamo, l'emergenza ambientale e i sistemi produttivi. E' apparso immediatamente chiaro che l'incontro non sponsorizzava un nuovo marchio sul mercato, uno dei tanti, ma grazie al prof. Rubino e al suo team è stato possibile conoscere quello che sta avvenendo sul territorio nazionale e non a proposito della produzione del latte e della sua qualità. In altre parole, la domanda cui è stata data una risposta scientifica, tecnica e commerciale è stata: è possibile un altro modo di produrre e coniugare redditi degli allevatori ed esigenze di qualità, salubrità e convenienza per i consumatori? La risposta è stata sì. Senza tanti giri di parole assaggiando il Latte Nobile prodotto dagli allevatori campani del beneventano, così come lo yogurt e poi il gelato fabbricato con il Latte Nobile, ci si è accorti subito che c'è nell'aria e non solo, qualcosa di nuovo. Una possibilità che si offre al territorio da parte di un gruppo di scienziati e tecnici che mettono a disposizione gratuitamente il proprio sapere per guardare all'agricoltura, alla zootecnia e ai consumi con occhi nuovi. Verifiche sperimentali, tecniche di produzione e, infine un disciplinare, danno la certezza che ciascuno, sul proprio territorio può produrre e commercializzare il Latte Nobile assicurando certezza di qualità e salubrità agli animali e a chi consuma il latte. Sembra quasi banale la proposta a prima vista. La cosa che sconvolge letteralmente, invece, è la potenza che il Latte Nobile nasconde dentro di sé. La possibilità di mettere in discussione un intero sistema produttivo che con le sue sigle (Latte di Alta Qualità) che diventano legge imponendo alla gente un conformismo produttivo assolutamente innaturale che cela, invece, una massificazione e una standardizzazione innaturale e inaccettabile, soprattutto perché nelle parole vacue di “Alta”, “Qualità”, ecc. c’è solamente organizzazione e pianificazione industriale che ha come unico scopo il controllo del settore agroalimentare a favore di gruppi industriali lontani da qualunque bisogno delle persone e del territorio. La prova è data proprio a Caserta dove, il gruppo industriale Benetton, all’alba della fine delle quote del latte, durate trent’anni, si è comprata la Cirio, dove una volta si produceva un latte, il “Berna” che sapeva di latte e ci ricordava il nostro territorio in ogni sorso. Qualcuno, finalmente, ci ha detto non cosa fare, ce lo ripetono da oltre 250 anni (da Smith a Marx, passando per la Fiat), ma come fare, come sentirsi cittadini attivi in un processo non di cambiamento (che sarà consequenziale) ma di difesa della nostra salute, del territorio e del nostro futuro.