Titolo: EDILIZIA E OCCUPAZIONE. DI COSA HA BISOGNO CASERTA

EDILIZIA E OCCUPAZIONE. DI COSA HA BISOGNO CASERTA La cosiddetta questione dell’housing sociale a Caserta sta assumendo una sorta di guerra per bande contrapposte e in cui i decisori politici che l’hanno provocata, da scaltri mediatori stanno cercando di trarre il massimo beneficio da un’operazione sconvolgente per il territorio, le sue risorse e lo stesso futuro economico della città.C’è veramente bisogno di nuove abitazioni in questa città? Occorre preliminarmente ricordare e ripetere che sia il Piano Territoriale Regionale, sia quello provinciale (PTCP), pongono come questione prioritaria nell’edilizia quella del recupero e riutilizzo dell’edificato. Basterebbe per Caserta eseguire un’indagine fra le decine di agenzie immobiliari per avere una netta risposta circa l’effettivo bisogno di nuove costruzioni. A conti fatti, ma in difetto, a Caserta esistono oltre 4500 appartamenti disponibili in un territorio provinciale, come si legge nel capitolo due delle Linee Guida al Piano Regionale delle Attività Estrattive, dove “l’attuale fabbisogno edilizio è soddisfatto per oltre il 400%”. Mentre se andiamo alla qualità edilizia e alla sua capacità di dare risposte positive, ad esempio, in termini di autosufficienza energetica, il territorio non è citato neanche nelle statistiche nazionali. Questo la dice lunga sugli imprenditori casertani, sui tecnici e sui funzionari preposti ai controlli.Attualmente il territorio provinciale grazie agli impianti termoelettrici di Sparanise (780MW),Teverola (400MW), Maddaloni (352MW), più, sempre a Teverola, l’impianto a ciclo combinato di150 MW, produce ben il 97% dell’energia prodotta in Campania da impiantitermoelettrici.Ovveroil territorio provinciale da solo soddisfa in pratica tutto il fabbisogno elettrico regionale dienergia da fontifossili.Tale sproporzione non è compensata da un’altrettanta generosa produzione di energia da fontirinnovabili su base regionale. Al 2007 (ultimi dati disponibili) infatti, solo il 2,2% dell’energia elettrica prodotta nelterritorio provinciale, proviene da fonti rinnovabili! Se questo è il quadro, vediamo allora alcune cose che potrebbero essere fatte a costo zero e altre che potrebbero essere realizzate a costo contenuto, con risorse certamente inferiori per quelle richieste per l’housing sociale. La questione energetica prima di tutto. Considerato che gli obiettivi indicati nella Direttiva 31/2010 stabilisce che dal 1° gennaio 2019 i nuovi edifici pubblici e dal 1° gennaio 2021 anche quelli privati dovranno essere energeticamenteneutrali, il Consiglio comunale (a costo zero) nelle more dell’approvazione del nuovo R.U.E.C. (Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale), potrebbe approvare un documento, integrativo del vigente R.E. (Regolamento Edilizio), di direttive tecniche e amministrative, di indirizzi operativi e vincolanti in materia energetica e ambientale, suddiviso per aria, acqua e suolo nel rispetto della Direttiva 2002/91/CE e delle Linee Guida Nazionali per la Certificazione Energetica. Ci riferiamo ad esempio all’orientamento dei tetti, alla predisposizione degli impianti primari per il solare termico e per il fotovoltaico, all’escavazione di pozzi condominiali (almeno nelle nuove costruzioni o ristrutturazioni) per favorire la geotermica, agli impianti di riscaldamento a pavimento, ecc. Contestualmente l’Amministrazione potrebbe/dovrebbe procedere alla nomina dell’Energy manager e attivare un apposito ufficio per la qualificazione e certificazione energetica che, di fatto, interesserà tutti gli edifici che comportino un consumo energetico; Procedere, infine, all’incarico per aggiornare il Piano Energetico Comunale (peraltro obbligatorio) mai approvato dopo la sua elaborazione alla fine del 1997. Favorire ristrutturazione e recupero edilizio. 1) Prima di tutto occorre azzerare i tempi per le autorizzazioni, creando un protocollo riservato agli interventi sul patrimonio edilizio esistente, per i quali garantire il dimezzamento dei tempi autorizzativi statuiti dalle vigenti norme di settore. 2) Azzerare il contributo di costruzione e mantenere solo la quota commisurata per gli oneri di urbanizzazione. Parzializzare il contributo di costruzione alla sola aliquota commisurata agli oneri di urbanizzazione. 3) Creare una unità operativa tecnica comunale (Ufficio di PdR) di alto profilo con compiti specifici di: coordinamento nei corsi di frammentazione della proprietà; consulenza preventiva; messa in mora nei casi di inerzia interventuale. 4) Eliminare la differenza intervetuale tra “ristrutturazione edilizia semplice e “ristrutturazione edilizia composita” con equiparazione normativa della 1^ alla 2^ fattispecie. 5) Ridare impulso operativo (ridefinendone, previa concertazione con il partenariato, la commessa) ai processi pianificatori attivati (Pianificazione Strategica Generale e Settoriale, PUC, Piani particolareggiati di San Leucio e Casertavecchia, PIU’ Europa, ecc.) coerenziandoli e definendo univocamente le modalità di interrelazioni tra i diversi gruppi di progettazione incaricati. 6) Approvazione degli indirizzi (con interpretazione autentica delle questioni urbanistico–edilizie ambigue, da sempre risolte, in maniera contraddittoria, personalistica e sperequata) relativi agli aspetti formali, tecnici, funzionali e ambientali degli interventi edilizi di cui al disatteso comma 4 dell’art. 28 del vigente R.E. 7) Definizione di tutte le pratiche di condono edilizio pendenti e attivazione, per i manufatti insanabili, delle consequenziali procedure sanzionatorie (demolizioni o acquisizione al patrimonio comunale). 8) Verifica del reale e corretto perfezionamento degli atti d’obbligo e delle convenzioni stipulate da privati anche negli anni passati (almeno 52 pratiche inevase). 9) Verifica del rispetto, negli interventi edilizi più significativi realizzati, delle prescrizioni cogenti in materia di “parcheggio privato d’uso pubblico” e “essenze arboree da piantumare” e introduzione, in caso di impossibilità ad ottemperare, di una forma di monetizzazione compensativa, da utilizzare, unicamente, per la realizzazione di parcheggi e/o di aree verdi; 10) Verifica del deficit in termini di standard urbanistici caratterizzante le lottizzazioni private a seguito del non utilizzo della monetizzazione originariamente autorizzata allo scopo. 11) Previa individuazione delle strutture edilizie private con destinazione commerciale realizzate in aree originariamente classificate “F3” (“verde pubblico attrezzato”) e, pertanto, sottratte all’utilizzo pubblico, prevederne la legittimazione funzionale attraverso forme di compensazione perequativa (cessione di aree verdi e/o monetizzazione da vincolare allo scopo). 12) Allo scopo di favorire un mercato immobiliare a prezzi più vantaggiosi occorre aumentare l'ICI sulle case sfitte, a partire dalle seconde case. 13) Caserta non ha in fase di realizzazione, di concerto con l’Università, alloggi per studenti.Pertanto, il recupero delle abitazioni del centro storico potrebbe assicurare un’ospitalità diffusa degli studenti fuori sede, degli studenti in visita su progetti Erasmus e di professori su progetti di mobilità internazione, affiancando il progetto SunHospitality della SUN.Un valore aggiunto di questi interventi è il reciproco riconoscimento Città/Università, e la realizzazione della città vissuta dagli studenti, che ora non frequentano la città, poiché le sedi delle cinque Facoltà presenti a Caserta sono in strutture localizzate nella cintura cittadina (Via Vivaldi, Centro Direzionale, Palazzodelle Poste, San Leucio). 14) Istituire un premio annuale a favore dei progettisti che hanno realizzato nell’anno le migliori costruzioni o ristrutturazioni edilizie con materiali innovativi e secondo i principi della bioarchitettura. Favorire la ripresa edilizia attraverso il Polo sanitario; ossia l’insieme di opere direttamente connesse alla struttura pubblica e a quelle che dovranno svilupparsi a monte, a valle e a fianco del policlinico universitario. Questo e non l’housing sociale costituisce la vera scommessa per il rilancio dell’economia locale.In questo senso l’azione dell’Amministrazione dovrebbe procedere in ogni direzione (urbanistica, territoriale, economica e legale) per favorire nuovi insediamenti per un’armonica e progettata area vasta destinata a Polo Sanitario e a rimuovere tutte le cause ostative alla realizzazione di tale progetto a cominciare dalla delocalizzazione dei cementifici e alla chiusura delle cave che costituiscono il problema più importante per la futuraoperatività del nosocomio. Il Polo Sanitario di Caserta potrebbe generare almeno tre mila nuovi posti di lavoro e non vi sono nuove case o cave, o cementifici, o industrie insalubri, o aree PIP, che possono generare tale ricchezza che, comunque si sommerebbero alle attività delocalizzate. E’ necessario, infine, che Comune, Regione e imprenditori creino un’interazione puntuale per assicurare un equilibrato uso del suolo per il soddisfacimento dei reali bisogni della comunità.- ridurre al minimo il consumo di suolo e limitarlo, in ogni caso, in conformità al PTCP, alle sole “aree negate”- Incentivare tutte le forme di produzione dell’architettura di qualità; favorire i sistemi concorsuali di produzione delle opere di architettura sia pubbliche che private;- mantenere gli obiettivi connessi al risparmio energetico attraverso la qualificazione in classe A dei nuovi edifici e la relativa certificazione energetica. Non abbiamo bisogno di nuovo cemento ma occorre accelerare tutte le forme possibili per un riequilibrio urbanistico, inteso come recupero di spazi di vivibilità, d’innalzamento di disponibilità di spazi verdi per abitante dagli attuali due mq circa ad almeno quelli previsti dalla normativa vigente (10 mq/ab). Vale la pena ricordare che pur destinando l’area ex Macrico a verde pubblico così come l’adiacente area di Villa Rosa si riuscirebbe a soddisfare appena il 48,0 % del nostro fabbisogno di verde attrezzato. Caserta, 27 maggio 2013 Giuseppe Messina