Titolo: LA SCOMPARSA DI FALCO E IL BUONISMO DI UNA CITTÀ

LA SCOMPARSA DI FALCO E IL BUONISMO DI UNA CITTÀ Ci ho pensato molto prima di scrivere questo articolo. Il fatto è che non ce l’ho fatta più a sentire e leggere i giornali circa la scomparsa dell’ex sindaco di Caserta dr. Luigi Falco. “Bagno di folla per Gigi Falco”; “Ciao grande sindaco”; “Non era un santo, né un eroe:era il grande Gigi Falco”; “…grande vuoto nel mondo politico casertano…”; “Lascia dietro di sé un’eredità importante che non dimenticherò…”; “E’ morto Gigi Falco. Un uomo buono che mi voleva bene…”; “…era sempre pronto a cercare possibilità per creare sviluppo alla sua Terra di Lavoro”; “… per Caserta ha fatto tanto…”; “La provincia di Caserta perde un grande politico…”. “Lascia un vuoto incolmabile”; “Un’eccellenza politica”; “Si faceva a pezzi per la sua Caserta”; “Era il mio maestro” e così fantasticando. Ma di che cosa stiamo parlando? Se proprio si vuole dare un giudizio politico su una persona scomparsa, occorre prima di ogni parola guardare ai fatti e, sulla base dei quali, eventualmente esprimere un giudizio. Ricordiamoli allora questi fatti. Era la campagna elettorale per le elezioni a sindaco del 1997. La giunta Bulzoni lascia la seguente eredità: aveva ereditato oltre 200 miliardi di debiti dalla precedente amministrazione guidata da Gasparin & C. Alla fine della consiliatura i debiti scesero ad appena 64 miliardi e ben 115 miliardi erano le opere pubbliche approvate o già appaltate (fra queste: Corso Trieste, le piste ciclabili, il planetario, le quattro villette nelle frazioni, ecc. ecc.). Falco eredita dunque un’amministrazione risanata sia da un punto di vista morale e di credibilità anche da un punto di vista finanziario, economico e di prospettiva. Il sindaco Falco e i suoi sodali e “allievi” hanno lasciato una città a pezzi, completamente sbranata, abbandonato sul campo oltre 350 milioni di euro di debiti (oltre 700 miliardi di lire!) e una città quale luogo di conquista del peggio che il territorio esprimeva. E’ facile gestire la cosa pubblica quando si fanno debiti e si ruba al futuro! A Caserta un disastro di proporzioni mai viste dal 1860 ad oggi. A questo disastro certificato dal dissesto finanziario, dall’aumento di tutte le tasse e tributi comunali, si sono aggiunti pochi giorni fa altri 28 milioni di euro dovuti alle scommesse sul debito (swap in termine tecnico) e ai derivati che, grazie a Falco e ai suoi discepoli commercialisti dell’allegra amministrazione hanno lasciato in eredità ai casertani che li dovranno pagare fino al 2026 (circa un altro milione di euro in più di debiti l’anno). A tutto questo si deve ancora aggiungere la chiusura e distruzione del macello comunale (oltre 10 miliardi di lire il costo di realizzazione) chiuso per aver allocato, dalla giunta Falco, il sito di trasferenza a poche decine di metri dall’opificio e tutti i fallimenti in materia di turismo, occupazione e qualità della vita, igiene urbana compresa che costò a Falco e ai suoi sodali una sentenza della Corte dei Conti che li condannò a restituire alle casse del Comune circa 8 milioni di euro e di cui non si sa quali azioni ha posto in essere l’allievo/traditore Del Gaudio. Ma in questo disastro sono stati in molti a guadagnarci. Ci dobbiamo chiedere allora perché questa collettiva sceneggiata e i silenzi di chi doveva parlare e non lo ha fatto? A parte ovviamente la campagna elettorale dove tutto fa brodo (è bastato vedere l’ignobile spettacolo del funerale fra risa, battute, ammiccamenti, telefonate e altro ancora) la città di Caserta vive sostanzialmente sulla politica. Faccendieri, malavitosi, pennivendoli, nulla facenti, falsi professionisti, falsi tecnici, imprese che vivono in virtù del lavoro pubblico, ecc. costituiscono l’asse portante e la spina dorsale di una città dove le decisioni che contano vengono prese sotto un bar e non nelle istituzioni e dove con questo andazzo la città è senza un vero governo (Del Gaudio è il piccolo e dannoso sindaco dei grandi proclami da “Caserta a capitale mondiale della cultura” “all’impianto trattamento rifiuti”, ecc.) e senza una vera opposizione che sappia trasmettere la percezione, sia pur minima, di un’idea di città altra e dare all’economia, alla cultura, al territorio, ai semplici cittadini la prospettiva che un’alternativa a tanto disastro esista. No Falco e i suoi più che mediocri assessori e collaboratori (mi sento di escludere solamente l’ing. Messore) non è stato buon sindaco per Caserta né un grande politico. I politici casertani se fossero stati onesti avrebbero dovuto e potuto parlare del dr. Falco più che discreto medico e tacere sulla sua amministrazione; ma la verità è che salvando lui hanno tentato di salvare se stessi. Non ci rimane, allora, che esprimere la nostra indignazione e sperare (purtroppo c’è rimasta solo quella) che i casertani aprendo gli occhi e le bollette della Tarsu, della corrente elettrica, ecc. capiscano qual è stato il problema e anziché cambiare pagina cambino libro. Giuseppe Messina – già assessore alla trasparenza