Titolo: Inquinamento dei suoli e produzioni no food

Periodicamente esce fuori da qualche parte e con supponenza scientifica la possibilità di utilizzare i terreni inquinati attraverso la piantumazione di essenze vegetali da bruciare poi per produrre energia. Da più parti sono state sollevate perplessità e contrarietà a partire da Lorenzo Tessitore lucido esponente del Co.Em.R. di Caserta. Questi sostiene “pur essendo imprescindibile vietare la coltivazione a scopo alimentare sui terreni inquinati occorre stare molto attenti a proporre coltivazioni no food su questi terreni. Il rischio, molto serio, è che si possano (o si debbano) utilizzare quelle coltivazioni per produrre energia con impianti di incenerimento a biomasse (che a questo punto verrebbero impiantati numerosi nei luoghi da bonificare) che non farebbero altro che trasferire nell'aria gli inquinanti assorbiti dal terreno”. Concordo pienamente con la preoccupazione di Lorenzo Tessitore sulle coltivazioni no food e delle conseguenze complessive sul sistema agricolo. Appare del tutto evidente che vi è in questa storia una sorta di strumentalizzazione di tipo affaristico-politico. Pensate alla vicenda impianto di compostaggio a Salerno che riceve la targa verde dell'UE, mentre quello di San Tammaro il cui opificio non è stato mai completato pur esigendo appena una quindicina di giorni di lavoro per sistemare gli impianti elettromeccanici, rimane fermo da oltre 7 anni. Naturalmente nel silenzio generale, viste le esigenze elettoral-familiari dei Zinzi e della camorra e i suoi sodali dai colletti bianchi e dai politici de noantri in particolare. Sul no food, inoltre, occorre fare un’ulteriore precisazione. Ci sono piante che "assorbono" gli inquinanti liberando il terreno e lasciando evidenti tracce dell'inquinante nell'organismo vegetale. Queste vengono generalmente bruciate. Vi sono piante, invece, (secondo l’inquinante) che riescono a "decomporre" il materiale trattenuto attraverso le radici e ad assorbirlo nei processi di "degradazione digestiva", per utilizzare una terminologia più appropriata agli animali. In altri termini, mangio gli spinaci, ma non divento come una spinacio. Degrado lo spinacio nel processo digestivo, e attraverso la sintesi proteica saranno fabbricate nuove cellule e/o alimentate quelle esistenti. Lo spinacio, ridotto nei suoi elementi essenziali (ferro, calcio, azoto, ecc.) sarà quindi assorbito dall'organismo una volta "riorganizzato" nella proteina di cui l’organismo ha bisogno. Tutto ciò attraverso i ribosomi (fabbrica di proteine) che hanno ricevuto l’ordine dal RNAm (RNA messaggero) che, a sua volta ha ricevuto le liste delle proteine da fabbricare per ogni singola cellula dal DNA. La questione, quindi, è complessa e andrebbe valutata caso per caso. Vi sono molti studi, ormai, a riguardo. Non si può dalle nostre parti, tuttavia, cedere su questo terreno: si prenderebbero il braccio con tutta la mano. Non ci possiamo fidare della cosiddetta imprenditoria né tanto meno dalle istituzioni locali, terreno di coltura del malaffare. Terra di Lavoro, così come tutta Campania Felix hanno i terreni più fertili del pianeta. Sono la nostra dispensa per il futuro! Immagino, quindi, per i terreni inquinati, una volta effettuata una seria caratterizzazione, pensare, ad esempio, di mettere a dimora pioppi per la carta o noci e ciliegi per il legno (ossia colture a tempo) che trovino, comunque uno sbocco nella filiera agro-industriale e restituire poi tali terreni alle produzioni agricole tipiche del nostro territorio (foraggiere, ortaggi e frutta). Tutto ciò ci suggerisce, sul piano politico, di mettere in primo piano lo studio per una mappatura dei siti inquinati che ci dica di quali inquinanti si tratta e, subito dopo, stabilire il da farsi. Le risorse pubbliche andrebbero indirizzate in questa direzione. In un Paese normale, quindi non il nostro, le aziende agricole che sono interessate dai fenomeni di inquinamento dei suoli dovrebbero essere messi in condizione di non nuocere alla salute pubblica e quindi subire la distruzione di tutte le produzioni agricole realizzate su quei terreni a condizione però che i contadini siano risarciti per il mancato reddito e non costringerli ad avvelenare il prossimo per non morire di fame per un problema di cui sono quasi tutti vittime.