Titolo: Del Gaudio e la cultura

Per Carlo Levi le parole “sono pietre”. Per Del Gaudio le parole costituiscono il tentativo di una strategia del consenso di un’amministrazione inetta. Il sindaco di Caserta sulla base dell'esistenza di contenitori storici di cui naturalmente ha solo il demerito di assenza totale di valorizzazione e senza alcun contenuto di politica culturale, pensa di avanzare una richiesta assurda dicendo di voler candidare Caserta a capitale della cultura europea per il 2019. La richiesta non la fa con i Saviano, i Piccolo, i Servillo, i Cascio e le decine di veri operatori culturale di questa disgraziata terra ma promuove l’iniziativa con la Confindustria che con la sua associazione dei costruttori edili ha fatto di questa città una vergogna internazionale fatta di cemento e degrado e poi con l’Unione Cattolica Stampa Italiana, giusto per ricordare il provincialismo e l’egemonia culturale cattolica in un territorio in cui proprio i cattolici hanno le più grandi responsabilità avendo avuto in mano sempre la cosa pubblica a Caserta. Provi il sindaco a farsi un giro a Linz, capitale della cultura europea nel 2009. Oppure vada a Ravenna, Perugia, Torino, Venezia o Siena (città che hanno avanzato la candidatura a capitale europea della cultura) per capire cosa significa cultura e politica culturale. Non basta la Reggia o San Leucio per fare di Caserta la capitale europea della cultura. E’ una sciocchezza e una mortificazione per quegli operatori culturali che in questa città nell’indifferenza generale di una mediocre amministrazione comunale cercano con inimmaginabili sforzi di promuovere la cultura e il confronto. Crediamo che tutta questa sceneggiata sia solo propaganda politica da basso macello, magari per poter dire un domani che la colpa è di chi ha escluso la città e non di chi ha fatto la richiesta. La vicenda del Conservatorio e la cosiddetta soluzione alla gestione del Planetario ne sono una tragica prova.