Titolo: Il Piano Provinciale Rifiuti de noantri

Da qualche giorno è scaduto il termine per presentare alla Provincia eventuali osservazioni alla proposta di Piano Provinciale di gestione dei Rifiuti della Provincia di Caserta, commissionato alla Seconda Università di Napoli, Facoltà di Scienze Ambientali e presentato all'ente nell’ottobre del 2009. Fra i relatori della suddetta proposta vi sono i professori Umberto Arena, già assessore provinciale all’ambiente e la professoressa Laura Mastellone, attuale assessore provinciale all’ambiente. E’ come dire che tutto è stato fatto in casa. Come il buon pane di una volta! Ma è proprio così? Da un’attenta lettura della Proposta di Piano Provinciale di gestione dei Rifiuti della Provincia di Caserta vorremmo tratteggiare alcune brevi considerazioni su un piano generale di lettura della proposta in parola, rinviando ad altro intervento il merito circa l’impiantistica. Il piano propone in particolare nelle sue linee fondamentali un processo che favorisce il recupero energetico incenerendo tutto l'indifferenziato, pari al 50% dell'ammontare dei rifiuti urbani. Ancora una volta si sostiene la distruzione delle risorse invece del loro recupero e riuso; e tutto ciò è inaccettabile in una situazione generale nella quale la prima preoccupazione dovrebbe essere la salvaguardia e recupero della materia per un paese, come il nostro, che è costretto ad importare quasi tutto. La proposta di piano si divide in due grandi aree di competenze: da una parte gli impianti industriali veri e propri, dall’altra le discariche. Su entrambe il piano non offre scelte al decisore politico ma indirizzi su come dovrebbe essere effettuata una preferenza di allocazione. Non definisce una scala di priorità circa i siti, ma offre spunti per agevolarne le scelte. Non sono condivisibili l'impostazione e il metodo usato. Sarebbe stato sufficiente almeno per ogni impianto, discariche comprese, indicare una rosa di siti proponendo una scala delle priorità. Alla fine, invece, chiunque potrà dire: "Decido io dove" e il piano servirà solamente a riempire un armadio e a spendere soldi pubblici. Ci è sembrato, comunque, un fatto di particolare validità aver considerato di allocare gli impianti industriali esclusivamente in alcune delle 14 aree industriali della provincia e precisamente: Capua Nord; Mignano Montelungo; Tora e Piccilli; Teano; Aversa Nord; Matese; Pantano. L’area industriale di Marcianise è satura e non sono state previste allocazioni di impianti. Per Caserta con questa proposta non è possibile allocare alcun impianto. E allora per Lo Uttaro? Esistono norme di salvaguardia? Non ci illudiamo abbiamo scritto che il piano è "de noatri?" E allora? Scommettiamo che alla fine ci faranno anche il gassificatore? Che già esiste? Per quanto riguarda l’allocazione dei siti per le discariche la proposta di Piano si muove sostanzialmente nella stessa logica che per gli impianti industriali. Non è questa la sede per approfondire entrambi i due aspetti, ma dalla lettura della proposta va subito evidenziato un pericolo vero: che il decisore politico, alla fine possa fare quello che gli pare (a lui, al partito, al clan o alla loggia di appartenenza. A seconda i casi o delle zone di influenza e/o appartenenza). E’ pensabile ritenere che, finalmente, le aree di San Tammaro, Villa Literno e Pignataro Maggiore saranno risparmiate da futuri interventi e per esse ipotizzare solamente progetti urgenti di messa in sicurezza, bonifica e restituzione alle attività agricole? Pensiamo francamente di no. Visto però che l’attuale assessore è uno dei relatori della proposta di Piano, pensiamo che bisognerebbe invitarla, coerentemente con quanto ha proposto, a definire nel dettaglio gli aspetti allocativi degli impianti, discariche comprese, avendo riguardo, però, ad un preventivo e serrato confronto sulle scelte tecnologiche indicate, con il movimento ambientalista ad iniziare da Legambiente e con tutti i soggetti economici e sociali (medici innanzitutto) che operano sul territorio e conoscono aspetti che i decisori politici devono conoscere. Circa le aree industriali individuate è il caso di fare una particolare osservazione per quella di Capua Nord che comprende anche il comune di Sparanise. Abbiamo già detto e scritto in altre occasioni come quell’area, che rappresenta circa il 54% dell’intero territorio comunale, unico caso in Italia e forse al mondo, non solo manca di un piano e delle infrastrutture consequenziali, ma la quasi totalità dell’area indicata dalle carte è, invece, oggetto di produzioni agro-zootecniche che vanno dall’allevamento bufalino per la produzione di mozzarella di bufala campana, ai frutteti. Qui occorre intervenire con la massima forza giacché l’area, ad alto pregio di qualità dei terreni e delle sue produzioni, è tutelata dalla normativa vigente e in particolare dall'art. 21 del DLgs 18 maggio 2001, n. 228 "orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'art. 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57". Occorre ricordare, inoltre, che la Superficie Agraria Utilizzata ai fini delle produzioni agricole si è ridotta a meno di 107.000 ettari, quando nel 1870 era di oltre 450.000 ettari (comprendeva all’epoca anche comuni non più appartenenti alla provincia di Caserta). Vi è una sottrazione di suolo agricolo giornaliera di circa 4,5 ettari, mentre registriamo un fabbisogno abitativo del + 400% e migliaia di metri quadri di capannoni industriali giacciono abbandonati e chiusi. Vogliamo ricordare, infine, che la fertilità dei suoli di Terra di Lavoro è considerata la più alta del pianeta e che questi terreni di fatto costituiscono la dispensa per il futuro. Certo per una provincia che, grazie alla competenza e all’impegno dei suoi amministratori, è terzultima per i redditi, mentre il suo presidente è terzo per gradimento a livello nazionale non c’è molto da sperare sul futuro di queste disgraziate terre.