Titolo: Marcianise. Fotovoltaico su suolo agricolo. Fermiamo il massacro

Il 06/04/2011 la Regione Campania, con parere favorevole del Comune di Marcianise e della provincia di Caserta, ha approvato un progetto – presentato dalla Fotostar6 S.r.l – per la realizzazione di un "Parco Fotovoltaico" della potenza di 6 MW in zona "Lagnone", su una superficie di circa 50.000 mq agricola di tipo seminativo. L’impianto prevede la costruzione di diversi manufatti (cabine per inverters), supporti per pannelli fotovoltaici e un cavidotto di circa 4,2 Km con una tensione V = 20.000 v che raggiungerà i comuni di Teverola e Carinaro. Contro la decisione della Regione Campania la giunta Tartaglione aveva proposto ricorso al TAR perchè con delibera n. 427 del 18/11/2010 l’Amministrazione aveva stabilito "che la conservazione del territorio agricolo è posta come priorità dal Comune”. Ma le bugie, si sa, hanno le gambe corte. Come si evince, infatti, dal Decreto Dirigenziale n. 163 del 06/04/2011 della Regione Campania, i rappresentanti del Comune di Marcianise – durante la Conferenza di Servizi del 15/03/2011 – avevano espresso parere favorevole alla realizzazione dell'impianto fotovoltaico, presentando un documento del 16/09/2010 (prot. 14936), cioè precedente alla citata delibera n. 427 del 18/11/2010 che chiedeva di regolamentare la materia. Ovviamente il Tar si è pronunciato a favore della Fotostar6 S.r.l e, in sostanza, l'ha autorizzata ad impiantare il parco fotovoltaico (i lavori sono già iniziati) condannando il comune a pagare 3.000 euro di spese legali. L’Amministrazione Comunale, a quanto è dato sapere, non si è neanche costituito al Consiglio di Stato per opporsi alla decisione dei giudici amministrativi. Tutto ciò non ci meraviglia più di tanto che gli attuali amministratori marcianisani pensano una cosa, ne dicano una seconda e ne facciano una terza. Sono quelli di sempre, sempre gli stessi e il popolo bue c’è cascato ancora una volta. La questione è, però più grave di quella che appare, poiché, per la prima volta in Terra di Lavoro si aggredisce massicciamente il patrimonio “terra” che serve a produrre il cibo di cui ci nutriamo e viene definitivamente distolto dalle sue funzioni e rovinato. Esistono altri casi come quello dell’ex Fagianeria a Piana di Monte Verna e quell’altra, però fallita grazie all’opposizione ferma del movimento ambientalista cui Zinzi si è accodato, ma di cui bisogna dare atto, almeno in quella circostanza, fra Pratella e Vairano dalla società Arcobaleno di Aversa e che interessava oltre 200 ettari di ottimo terreno agricolo. Gli impianti fotovoltaici hanno sul territorio diverse conseguenze negative: sulla biodiversità, sulla tipicità delle coltivazioni, sul mercato fondiario, sull’alterazione del profilo del paesaggio con incidenza sul turismo, ecc. La questione principale è la terra per il futuro. Se si pensa che la Superficie Agraria Utilizzata nel 1890 era di 435.321 ettari e oggi, al netto dei territori passati ad altre province è di 107.000 ettari, significa che in 120 anni abbiamo sottratto all’agricoltura circa 7 ettari (14 campi di calcio) al giorno. E questo fenomeno non sembra arrestarsi. Allora occorre capire meglio la questione. L’impronta ecologica, che cos’è? E’ un indicatore aggregato che esprime l’area totale di ecosistemi terrestri e acquatici necessaria per produrre le risorse che una determinata popolazione umana (individuo, una famiglia, una comunità, una regione, una nazione) consuma e per assimilare i rifiuti che la popolazione stessa produce. Questo indicatore ci premette, quindi, di calcolare la superficie equivalente di territorio “biologicamente produttivo” necessaria per garantire la sopravvivenza di una popolazione. L’Impronta ecologica generata nella regione Campania (studio WWF-Ministero dell’Ambiente) è di Ha 3,56 pro capite. A questo punto diamo uno sguardo alla città di Marcianise: Abitanti: 40.194 Densità per Kmq: 1.313,81 Superficie: 30,78 Kmq in ettari 3.078 Superficie Agraria Utilizzata Ha 869,89 Di questa: L’impronta ecologica così generata è distribuita nel seguente modo: Ha 1,479 per far fronte ai consumi alimentari (SAU 869,89 : 1,479 = 588 abitanti su 40.194) 0,788 sono adoperati per altri beni come servizi e beni non primari 0,481 per la gestione dei rifiuti 0,424 per i trasporti 0,391 per l’abitazione, energia e consumi di suolo Per soddisfare tutte le esigenze (escluse quelle relative ai consumi alimentari) avremmo bisogno di 59.446,92 ettari. Ne disponiamo, al netto di quelle per le esigenze alimentari, solamente 2.208,11 ettari pari al 3,71 %. In definitiva importiamo per le nostre esigenze alimentari il 98,53 %. La città di Marcianise, il cui territorio è fra i più fertili (e inquinati) d’Italia sta perdendo la sua risorsa principale e oggi, incredibilmente è costretta ad importare il cibo di cui hanno bisogno i loro cittadini. E’ vero pure che le energie alternative si espanderanno nei prossimi anni. Per il fotovoltaico la Spagna sta già al 40%, la Danimarca al 28%, l’Italia appena al 23%. E’ vero dunque che abbiamo bisogno di energia. Ma qual è la situazione in provincia di Caserta? “In generale, si può affermare che la Provincia contribuisce in maniera sostanziale alla produzione di energia elettrica della regione: più del 66% della potenza elettrica campana si trova installata in Provincia di Caserta e più dei tre quarti dell’energia prodotta nel 2007 deriva da questa Provincia” pag. 27 del Piano Energetico Ambientale della Provincia di Caserta 10 marzo 2009. I dati riscontrati sull’utilizzo di impianti basati su fonti rinnovabili rivelano che, di contro, la situazione è lontana dai risultati attesi: solo il 2,2 % dell’energia elettrica prodotta nel 2007 in Provincia, pari al 13,8% del totale regionale, deriva da fonti rinnovabili. L’obiettivo obbligatorio proposto dalla Comunità Europea di raggiungere il 20% della quota energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili entro il 2020 risulta quindi essere piuttosto lontano. La Campania, inoltre, ha visto ridurre il suo deficit di energia da 80% al 60%, proprio grazie alla Provincia di Caserta, la quale ha visto passare il saldo da negativo, pari al -40%, ad uno positivo nel 2007 pari al +35% circa. In altri termini la Provincia di Caserta produce il 135% del suo fabbisogno di energia, mentre deve correre e molto con l’impiantistica relativa alle energie alternative se non vuole porsi fuori ai dettami europei (+17,8 da realizzarsi entro il 2020). Sul territorio della provincia esistono decine di migliaia di metri quadrati di coperture e tettoie nelle aziende agricole e zootecniche e si consideri, inoltre, che gli obiettivi indicati nella Direttiva 31/2010 stabiliscono che dal 1° gennaio 2019 i nuovi edifici pubblici e dal 1° gennaio 2021 anche quelli privati dovranno essere energeticamente neutrali (garantire cioè prestazioni di rendimento dell’involucro tali da non aver bisogno di apporti per il riscaldamento e il raffrescamento, oppure di soddisfarli attraverso l’apporto di fonti rinnovabili.). Tutto questo favorirà l’espansione del fotovoltaico, ma è necessario che la Provincia intervenga per impedire il fotovoltaico selvaggio: 1) vietando l’installazione di impianti fotovoltaici su aree agricole; 2) mappando il territorio allo scopo di individuare le grandi aree idonee per favorire l’installazione degli impianti che non costituiscano limitazioni al paesaggio e agli altri settori economici, ecc. La Regione dovrebbe adottare misure di contrasto al consumo del suolo agricolo e all’avanzata di impianti industriali di produzione energetica almeno per le aree più importanti come parchi, rete Natura 2000, aree storico-archeologiche. Occorre rilanciare la dimensione rurale e valorizzare l’agricoltura per i servizi ecosistemici che è in grado di offrire, evitando così di considerarla un contenitore in cui realizzare ogni tipo di insediamento. In questa direzione occorre che cittadini e associazioni si alleino in una sorta di un’alleanza strategica che punti a tutelare il paesaggio, la qualità della vita e l’agroalimentare campano e di Terra di Lavoro.