Titolo: Il Partito Democratico a Caserta e la questione rifiuti a Napoli

Il PD di Caserta sollecita De Magistris a sbloccare la situazione emergenziale dei rifiuti a Napoli e consentire al più presto la realizzazione dell’inceneritore, unica soluzione, sostiene il Partito Democratico casertano, per risolvere la crisi, giudicando immaginarie altre soluzioni. Si aggiunge poi nel piccolo proclama del dirigente politico che “Caserta ha da sempre fornito solidarietà, riempiendo spesso le sue discariche con i rifiuti della capitale”; porta come esempio l’accelerazione di Salerno nel realizzare l’inceneritore. Non nascondiamo il nostro disincanto di fronte a tanta miopia, ma vale la pena fare qualche precisazione. La città di Napoli con Chiaiano e Pianura ha assicurato per oltre 40 anni lo smaltimento dei rifiuti di quasi tutte le province campane. Nel Sannio e nella verde Irpinia se non fosse stata per la cosiddetta emergenza non si sarebbero mai realizzate discariche per il conferimento dei rifiuti prodotti in quelle province che, sistematicamente hanno sempre sversato o nella provincia di Caserta o a Napoli. Accusare Napoli di non fare la propria parte è ridicolo quanto falso. Sollecitare l’Amministrazione comunale di Napoli a realizzare l’inceneritore quando De Magistris ha detto di no e già posto in essere la realizzazione di ben tre impianti di compostaggio appare del tutto fuori luogo senza peraltro capire le motivazioni strategiche di fondo che stanno alla base di quella scelta. D’altra parte in termini di dotazione di impianti la provincia di Napoli ha già un megainceneritore che, in una situazione ordinaria, potrebbe tranquillamente soddisfare le necessità di tutto il territorio regionale. Altro che nuovi inceneritori! Lo stesso sindaco di Salerno, De Luca, capoluogo con il 70% di raccolta differenziata e al quarto posto fra i comuni ricicloni in Italia, contesta l’inceneritore di Salerno sia sul piano formale (mancata compatibilità urbanistica dell’area) sia sul piano sostanziale. De Luca contesta anche nel merito la capacità dell’impianto che, a suo giudizio, non può garantire il conferimento di 300 mila tonnellate annue di rifiuti come prevede il bando di gara, a meno che non si vuole incoraggiare l’arrivo di ingenti quantitativi di rifiuti da altre province. Un eccessivo ricorso all’incenerimento presso l’impianto di Salerno confermerebbe, a giudizio del sindaco, le preoccupazioni già avanzate in ordine ai rischi per la salute dei cittadini. Tutto questo riconduce il ragionamento al ruolo del PD sul territorio di Terra di Lavoro e spiega il silenzio assoluto sulla vicenda impianto di compostaggio a S.Tammaro, praticamente completato (si devono installare gli impianti elettromeccanici da oltre 5 anni!) ma che nessuno vuole che entri in funzione, nonostante le belle parole del sindaco di S.Tammaro che vuole realizzare attorno a Ferrandelle un polo industriale dei rifiuti, ossia nel ventricolo sinistro della produzione agro-zootecnica della provincia, anziché sollecitare la chiusura di tutti gli impianti inquinanti e la bonifica dei siti. Non si ha alcuna percezione di dove stia andando la provincia in merito al destino dei rifiuti prodotti, ma si ha una sola certezza che accomuna maggioranza e la cosiddetta opposizione: ciclo dei rifiuti con distruzione della materia. Allora, vale la pena fare qualche puntualizzazione. Oggi il sistema scientifico e l'organizzazione industriale ci offrono una quantità significativa di tecniche e di tecnologie assai interessanti e utili per affrontare il problema dei servizi di igiene urbana e dello smaltimento dei rifiuti industriali. Saranno i tecnici a stabilire quali delle tante tecnologie sono più utili e produttive per un determinato ambiente (grande città, piccola comunità, città agricola, area industriale, ecc. Le variabili sono tantissime e vanno tutte valutate con il massimo discernimento). Il problema vero sta da un'altra parte ed è tutto politico, posto che la questione rifiuti non costituisce un problema tecnico (lo è per lo smaltimento dei rifiuti industriali). I decisori politici, all'atto dell'attivazione del servizio di igiene urbana o nella pianificazione provinciale e regionale del Piano, quale strada decidono di intraprendere? A questa domanda due sono le risposte possibili e non compatibili fra di loro: il ciclo integrato dei rifiuti e il riciclo totale dei materiali. Il Ciclo integrato dei rifiuti. E' un modello lineare finalizzato al recupero energetico da rifiuti mediante discariche, impianti di combustione e filiere di impianti di trattamento che coesistono con modeste performance di raccolta differenziata e con inadeguate filiere di impianti destinati al riciclo dei materiali, praticamente quello scelto da Zinzi e il PD in Terra di Lavoro. Riciclo totale dei materiali. E' un modello circolare che ha come obiettivo il recupero totale della materia. Noi crediamo che occorra scartare il ciclo integrato dei rifiuti con tutte le tecnologie ad esso connessi in quanto energivore e distruttrici di materiale per un'energia non a basso costo e che potremmo, invece, avere da fonti alternative e naturali. A tale proposito si ricorda che la provincia di Caserta produce il 135% di energia rispetto al suo fabbisogno ma solo il 2% proviene dalle energie alternative (idroelettrico, solare, eolico, geotermico). Le analisi economiche oltre alle esperienze in atto in Norvegia, Svezia e Germania, ci dicono l'inconsistenza degli inceneritori (graziosamente chiamati in Italia termovalorizzatori) sul piano sia economico sia ambientale e che i rifiuti, così come sono trattati in Italia, non hanno futuro. Il rischio è la sommersione e l'inquinamento diffuso con tutti i problemi che ne derivano e di cui la Campania e la provincia di Caserta, in particolare, ne rappresentano una spia precisa. Ma è anche un problema economico-ambientale che va analizzato per far comprendere ad una classe politica di ignoranti come ci si deve accostare alla problematica. Questo discorso vale ancora di più per una provincia come Caserta, dove l’agricoltura, la zootecnia, le qualità territoriali, le acque minerali, il paesaggio e l’enogastronomia costituiscono tutti insieme la strategia verso un futuro compatibile fra ambiente e occupazione e dove non c’è posto per le industrie insalubri, l’ignoranza e la camorra.