Titolo: DIALOGO FRA UN PARCEHGGIATORE E UN MARZIANO

DIALOGO FRA UN POSTEGGIATORE E UN MARZIANO Mi trovavo per via Galilei e incontro un parcheggiatore che conosco da molti anni. “Buongiorno”. “Uè assessore (così mi chiama ancora qualcuno) come va?”. “Che state facendo qui, presso questo stallo del nuovo sistema di parcheggio a Caserta?”. “Veda, dice l’ex posteggiatore e oggi dipendente della Teleservizi S.p.A., sto fotografando questa autovettura che è posteggiata ma che non ha pagato la sosta. Poi gli arriverà la contravvenzione direttamente a casa”. “Com’è questo sistema”, gli chiedo. ”E’ perfetto. Finalmente una cosa fatta bene. Certo ci pagano poco perché ci fanno lavorare poche ore al giorno però ci hanno sistemato tutti e messi in regola”. “Tutti?” Gli chiedo”. “Si tutti, tutti. Non credete a quello che dicono. Certo, però se aumentassero il costo orario nelle zone del centro, tanto sono quasi tutti fuori di Caserta, mettessero delle navette per favorire il commercio e ai commercianti e a quelli che lavorano accordargli tariffe agevolate si aumenterebbe il lavoro e quindi l’occupazione”. “Però, dico io, il comune ci guadagna troppo poco ed è così indebitato… E poi, quando eravamo noi in amministrazione con Bulzoni sindaco i trasporti pubblici incominciavano a funzionare”. Assessò, niente da dire su di voi e Bulzoni, per carità. Ma quando voi stavate al comune abbiamo fatto la fame... E’ vero che avete tolto i debiti che Gasparin e altri avevano fatto (oltre 200 miliardi di lire n.d.r.) però tutto era fermo”. Replico un po’ piccato. “Ma con Falco la città è andata sul lastrico, ha lasciato più di 200 milioni di euro di debiti in soli sette anni di amministrazione e oggi il comune è praticamente al fallimento”. “Si”, replica il neo posteggiatore, “ma la città si era messa in moto”. Fra l’irritato e il rassegnato rispondo: “Guardi che quando noi abbiamo finito il mandato abbiamo lasciato oltre 115 miliardi di investimenti pubblici (Corso Trieste e tutto il centro, le tre villette nelle frazioni, il planetario, le piste ciclabili, ecc. ecc.) mentre Falco, Di Vece, Romano, Maccauro, Messore si sono fatti belli con il nostro lavoro, hanno indebitato pure i nostri nipoti e la magistratura li ha condannati a restituire al comune oltre 8,5 milioni di euro per l’affare SACE”. (Falco 1,3; Di Vece e Romano 1,6 ciascuno, Messore 3,3 milioni di euro). “Dottò” (niente assessore stavolta) “e chi se ne importa. Dei debiti poi se la vede chi viene dopo…”. “Ma Falco, Messore, avete sentito quanti soldi devono restituire al comune?” e aggiungo “e Falco, addirittura dice di volersi ricandidare”. “E allora?” Ribatte con serafica indulgenza. “Ma devono restituire i soldi alla città”, replico un pò accalorato. “E che problema c’è”. Risponde. “Ci penseranno i soliti a dargli il denaro, a fare la colletta, basta che lui e Falco gestiscono e quelli prendono gli appalti e così tutti lavoriamo”. Ci salutiamo e ognuno per la sua strada. Mi vorrei arrabbiare ma con chi? Un dubbio però mi viene. Sulla stampa di qualche giorno fa quel gigante dell’ecologia pubblica, il geometra Pirone, dirigente della Provincia di Caserta e protagonista assoluto della discarica illegale e abusiva di Lo Uttaro, oggi disastro ambientale, delle industrie insalubri e di quant’altro e, che con la sua competenza, professionalità e partecipazione interessata al bene pubblico, ha senz’altro contribuito a rendere questa terra fra le più salubri e accoglienti del mondo) ha detto che in fondo non sono i cementifici ad inquinare ma le cave, però, come nel caso della Cementir, questa non inquinerà più, perché l’ampliamento si farà dall’altra parte di quello che resta della collina, con un bel tunnel. D’altra parte, lo sanno tutti, la colpa è dei baroni universitari che non vogliono venire a Caserta. Il cantiere è fermo, quindi, non per motivi di camorra e di tutto quello che ha comportato, ma solo per volontà dei professori. Grandiosa posizione, cui gli fa eco quel certo Carmine Crisci che sembra fare gli interessi di chi un lavoro lo ha già e si vuole rappresentare come un saggio che sa tutto lui. Al poverino che acriticamente “difende il lavoro” gli sfugge, fra l’altro, che se la Cementir si delocalizzasse, nell’area lasciata libera si potrebbero creare non 300 ma almeno il doppio di posti di lavoro per iniziative a supporto del policlinico. Ma questo Crisci forse non lo sa e soprattutto non vuole saperlo. Lui sta da un'altra parte. I cementifici, insomma, non inquinano e non c’è alcun problema per il policlinico. E poi bastano i controlli di Pirone no? che problema c’è. Sarà poi così difficile far quadrare i conti e mettere a posto le carte? Siamo sicuri di no. La domanda, come si dice, sorge spontanea: “E’ questa la città? Così sono i casertani”. E se la risposta è positiva c’è da chiedersi: “C’è speranza per Caserta? E’ possibile rompere questo blocco cultural affaristico economico e trasmettere, soprattutto ai giovani l’idea che è possibile un’altra città senza lasciare un futuro senza futuro al futuro?”. Caserta, 5 febbraio 2011 Giuseppe Messina ps Il dialogo è assolutamente vero