Titolo: Cementifici e sviluppo locale sostenibile

Vorrei proporre delle riflessioni per tutte quelle persone e istituzioni che sono impegnate nella lotta per far chiudere i cementifici e le cave a Caserta. A nessuno credo sia sfuggita la delibera della giunta Petteruti che, finalmente, ha preso posizione per evitare l'allargamento dell'attività estrattiva della Cementir in una conferenza di servizi che non sembra avere fine e che ha già violato la legge sul procedimento in corso in un ambiguo atteggiamento delle autorità preposte che ha travalicato ogni decenza. Non è sfuggita neanche l'assenza degli assessori all'urbanistica e all'ambiente (Moccia e Mastelloni) quando il sindaco Petteruti ha chiamato a votare l'atto in parola. Non ci sfugge neanche il silenzio colpevole dell'amministrazione comunale di Maddaloni come quello dell'Università, segnatamente del senato accademico e del magnifico rettore sulla vicenda. Non si può coniugare tutto. Non ci sfuggono le litanie di un sindacato che si è arroccato nella acritica difesa del lavoro degli operai dei due opifici senza aprire una discussione seria circa la necessità e urgenza di un confronto sullo sviluppo e sulla delocalizzazione. Forse dobbiamo aspettare una nuova classe dirigente anche nel sindacato? Occorre sottolineare il fatto che un'epoca è finita, che non si può avere un atteggiamento piratesco del territorio e privare la gente della salute, del paesaggio, dell'ambiente che sono beni comuni e che costituiscono una risorsa enorme per creare più occupazione qualificata, più qualità della vita, più opportunità per tutti. La delocalizzazione o la chiusura della Cementir, così come di Moccia rappresentano una formidabile e più qualificata occasione di nuova occupazione in considerazione del fatto che il costruendo policlinico offre una pluralità di occasioni occupazionali e di investimento ancora non dl tutto evidenziati. Si pensi al Gaslini di Genova o al policlinico di Modena, ecc. Case famiglia, servizi (dalla ristorazione, all'ospitalità, ecc.). E' necessario trasmettere alla gente queste opportunità. Crediamo che sia molto, molto importante per tentare di mettere in crisi un blocco sociale che pure esiste a Maddaloni come a Caserta e trova anche in molti oppositori potenziali ai cementifici e alle cave possibili aderenti alle nostre posizioni. Si pensi, solo per un momento, cosa potrebbero significare, da una parte la delocalizzazione dell'opificio e, dall'altra nuove iniziative nell'area ex cementifici tutte dirette a realizzare un grande polo sanitario, magari completamente immerso nel verde. E' un sogno? Ma è questa la scommessa su cui stiamo giocando e sulla quale una classe politica minimamente decente dovrebbe misurarsi. Ecco perché è importante rendere comprensibile questi concetti. Ecco perché il comune capoluogo non si può limitare alla semplice delibera ma occorrono almeno altri due atti. Il primo in sede giurisdizionale. Caserta deve difendere il proprio territorio e l'amministrazione comunale di Maddaloni di concerto con Caltagirone sta danneggiando la città di Caserta, il suo territorio, la sua programmazione e il suo futuro. La città capoluogo si faccia carico di proporre al ministero dello sviluppo economico la possibilità di promuovere una sorta di accordo di programma in cui tutte le parti (industriali, università, amministrazioni), attorno ad un tavolo possano stabilire modalità, tempi e finanziamenti per la delocalizzazione o la chiusura degli impianti unitamente a fondi per realizzare un polo sanitario attorno al costruendo policlinico.