Titolo: L'EX SINDACO FALCO SI RICANDIDA?

Solo in una città come Caserta poteva succedere che un ex sindaco, Falco nello specifico, si auto ricandidasse a governare la città che, dopo sette anni di disastri di ogni tipo, fu cacciato via a furor di popolo e dalla sua stessa maggioranza. Alla molto onorevole Petrenga sembra una “buona ipotesi” e non esclude che il partito (Cosentino, Stasi, Landolfi – grande compagnia quella e non si capisce, però, che ci sta a fare Falco. O no?) possa vedere di buon occhio l’autocandidatura del “pavone”. Giorgio Bassani nel suo libro L’airone scrisse a proposito di Mussolini “per un popolo di bambini un dittatore maestro elementare”; per i casertani si potrebbe aggiungere “per un popolo di bambini malati un illusionista pediatra”. Ma veniamo ai fatti. Con l’autentica amministrazione progressista di Alleanza per Caserta Nuova (così come l’attuale è un’autentica amministrazione di centro-destra), la situazione ereditata da tangentopoli nel 1993 (Gasparin & C.) era la seguente: 200 miliardi di lire di debiti. Con la fine del mandato la giunta di centro sinistra nel 2007 lasciava la seguente eredità: Per la città: i debiti scesero da 200 a 80 miliardi di lire mentre i lavori pubblici da realizzare (già finanziati e/o appaltati) 115 miliardi di lire (fra cui le piste ciclabili, il rifacimento del Corso Trieste, tre villette nelle frazioni, il planetario, ecc. ecc.). Per Consorzio rifiuti CE3 la presidenza lasciò: - 1 discarica realizzata e bonificata con un guadagno di 2 miliardi per la città dal ristorno; - 15 miliardi di lire liquidi in cassa; - 20 miliardi di lire di crediti dai comuni; - 20 miliardi e 400 milioni di lire, contributo FIO per la realizzazione di un impianto di compostaggio per 260.000 abitanti equivalenti da realizzare (lavori appaltati e poi abbandonati) nel comune di Maddaloni; - N.4 impianti appaltati per la lavorazione del materiale recuperato dai rifiuti urbani. Questi i fatti. In poco meno di sette anni di gestione dal Falco-Pavone & C. (di cui non pochi siedono indegnamente in consiglio comunale e oggi alleati con quel Petteruti, ultimo sindaco d’Italia per tutto) sono stati generati: - oltre 240 milioni di euro di debiti nel comune con l’impossibilità per i prossimi 20 anni almeno di fare investimenti; - nel Consorzio invece, 50 milioni di debiti e fallimento, nessun progetto realizzato, perdita del finanziamento FIO per la realizzazione dell’impianto di compostaggio i cui denari, con una ordinanza del 2003 di un certo Bassolino, commissario per la cosiddetta emergenza rifiuti, furono distribuiti ai lavoratori socialmente utili di Napoli, pagati per non fare niente. Adesso Falco-Pavone che, oggettivamente è stato incapace di governare secondo i più elementari principi del buon padre di famiglia e che ha scialacquato, invece, le poche risorse e indebitato il futuro di Caserta, causa non secondaria dell’immobilismo dell’attuale amministrazione, fa la ruota e dona se stesso alla città come fece un giorno De Gaulle con la Francia (“Ho fatto dono di me alla Francia, scrisse il generale nell’incipit al suo I pensieri del Generale”). Crediamo che non si possa fare, ovviamente, neanche il paragone fra chi ha liberato quel paese dal gioco nazista e presentato la Francia fra i vincitori del secondo conflitto mondiale e chi, invece, ritiene nella sua infinita egocentricità di utilizzare quale palcoscenico l’amministrazione pubblica per affossare più di quanto ha già fatto e più di quanto sono riusciti a fare quei quattro amministratori del vuoto a perdere che fanno finta oggi di governare la città capoluogo. Crediamo che bisognerebbe azzerare tutto e ricominciare daccapo. Ma esistono a Caserta 40 persone per bene (di qua e di là degli schieramenti), volenterose e disposte a mettersi insieme per dichiarare il dissesto finanziario (ossia il fallimento del Comune), rifare le regole, organizzare con il Formez un piano di riqualificazione del personale e, dopo un paio d’anni, sciogliere il consiglio comunale e ognuno prendere la propria strada ideale dopo aver trasmesso a tutti che il bene comune è una cosa seria?