Titolo: ZINZI DIMETTITI SUL SERIO E COSENTINO FATTI ARRESTARE

“Dalla Regione a Caserta, le grandi manovre di Cosentino. PASSATA LA BUFERA GIUDIZIARIA IL COORDINATORE TORNA IN CAMPO E TENTA DI IMPORRE LA SUA LINEA” Così Gerardo Ausiello. Così il Mattino di venerdì 21 maggio 2010 pag.35. Così tutti quelli che dicono di combattere la camorra e mangiano alla greppia di Caltagirone. Ma che significa “passata la bufera giudiziaria”, perché il più importante quotidiano del Sud assume queste posizioni? Perché non riconduce la sua azione alla vera etica giornalistica dell’informazione e della memoria? Siani è morto per questi ideali. I giornalisti casertani del Mattino da che parte stanno? Perché Cosentino è ancora a piede libero? Perché continua a calpestare il sacro suolo delle istituzioni? Perché questa sceneggiata politica delle dimissioni del violino di spalla Zinzi? Perché i casertani continuano ad accettare questa situazione e considerarsi complici e non cittadini? Come possiamo pensare che il nostro territorio possa essere salvato quando noi stessi ci rendiamo complici di questi macellai? Zinzi dimettiti sul serio e vattene a casa. Cosentino fatti arrestare e forse recupererai un minimo di credibilità anziché nasconderti dietro il paravento dell’incolumità.. Per aiutare la memoria collettiva e visto che nessun giornale casertano lo fa, voglio ricordare ai tanti Ausiello, al Mattino e ai suoi lettori, ai casertani la parte sostanziale dell’ordinanza di arresto per Cosentino del 7 novembre 2009. Il Giudice dr. Raffaele Piccirillo, sulla richiesta di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere presentata dai Pubblici Ministeri dottori Alessandro Milita e Giuseppe Narducci in data 17 febbraio 2009, integrata con trasmissione atti in data 27 febbraio 2009, 13 maggio 2009, 7 luglio 2009, 27 ottobre 2009 nei confronti di: COSENTINO Nicola, nato a Casal di Principe il 2 gennaio 1959, ivi residente in Corso Umberto I n. 44 INDAGATO del delitto di cui all'artt. 110, 416 bis - I, II, III, IV, V, VI ed VIII comma, C.P., perché non essendo inserito organicamente ed agendo nella consapevolezza della rilevanza causale dell’apporto reso e della finalizzazione dell’attività agli scopi dell’associazione di tipo mafioso denominata “clan dei casalesi” - promossa e diretta da Antonio BARDELLINO (fino al 1988), da Francesco SCHIAVONE di Nicola, detto “Sandokan”, da Francesco BIDOGNETTI e da Vincenzo DE FALCO (dal 1988 al 1991) e infine da Francesco SCHIAVONE di Nicola e da Francesco BIDOGNETTI - dopo l’arresto di questi ultimi due, da Michele Zagaria e Iovine Antonio, quali esponenti di vertice, tuttora latitanti, della fazione facente capo alla famiglia Schiavone e da Bidognetti Domenico, Bidognetti Aniello, Bidognetti Raffaele, Guida Luigi, Alfiero Nicola, Setola Giuseppe e Cirillo Alessandro, quali componenti apicali che si avvicendavano alla guida della fazione facente capo alla famiglia Bidognetti (nei cui confronti si procede separatamente) che, operando sull’intera area della provincia di Caserta ed altrove, si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per la realizzazione dei seguenti scopi: • il controllo delle attività economiche, anche attraverso la gestione monopolistica di interi settori imprenditoriali e commerciali; • il rilascio di concessioni e di autorizzazioni amministrative; • l'acquisizione di appalti e servizi pubblici; • l'illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini (ostacolando il libero esercizio del voto, procurando voti a candidati indicati dall'organizzazione in occasione di consultazioni elettorali) e, per tale tramite, il condizionamento della composizione e delle attività degli organismi politici rappresentativi locali; • il condizionamento delle attività delle amministrazioni pubbliche, locali e centrali; • il reinvestimento speculativo in attività imprenditoriali, immobiliari, finanziarie e commerciali degli ingenti capitali derivanti dalle attività delittuose, sistematicamente esercitate (estorsioni in danno di imprese affidatarie di pubblici e privati appalti e di esercenti attività commerciali, traffico di sostanze stupefacenti, truffe, riciclaggio ed altro); • assicurare impunità agli affiliati attraverso il controllo, realizzato anche con la corruzione, di organi istituzionali; • l'affermazione del controllo egemonico sul territorio, realizzata non solo attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminose rivali nel tempo e la repressione violenta dei contrasti interni ma altresì attraverso condotte stragiste e terroristiche; • il conseguimento, infine, per sè e per gli altri affiliati di profitti e vantaggi ingiusti; in particolare contribuiva, con continuità e stabilità, sin dagli anni ’90, a rafforzare vertici ed attività del gruppo camorrista facente capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone (dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale in occasione delle elezioni a cui il Cosentino partecipava quale candidato divenendo consigliere provinciale di Caserta nel 1990, consigliere regionale della Campania nel 1995, deputato per la lista Forza Italia nel 1996 e, quindi, assumendo gli incarichi politici prima di Vice Coordinatore e poi di Coordinatore del partito Forza Italia in Campania, anche dopo aver terminato il mandato parlamentare nel 2001) attraverso le seguenti condotte : • garantendo il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, amministrazioni pubbliche e comunali; • assicurando il perpetuarsi delle dinamiche criminali economiche, esemplificativamente esercitando indebite pressioni nei confronti di enti prefettizi per incidere, come nel caso della ECO4 s.p.a., sulle procedure dirette al rilascio delle certificazioni antimafia in situazioni nelle quali erano ravvisabili elementi ostativi al rilascio delle certificazioni stesse ovvero attivandosi ancora, con enti prefettizi e/o strutture del Ministero dell’Interno, al fine di impedire, come nel caso del Comune di Mondagrone, il corretto dispiegarsi della procedura finalizzata allo scioglimento dell‘ente locale per infiltrazione mafiosa; • creando e co-gestendo monopoli d’impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose, quali l’ECO4 s.p.a., e nella quale il Cosentino esercitava – in posizione sovraordinata a Giuseppe Valente, Michele Orsi e Sergio Orsi – il reale potere direttivo e di gestione, così consentendo lo stabile reimpiego dei proventi illeciti, sfruttando dette attività di impresa per scopi elettorali, anche mediante l’assunzione di personale e per diverse utilità; Condotta delittuosa avvenuta in provincia di Caserta sin dall’ inizio degli anni ’90 e perdurante….seguono altre 199 pagine per raccontarci la verità.