Titolo: CHE COS'E' SPERANZA PROVINCIALE

C’è ancora speranza a Caserta? Appare quasi ovvio farsi questa domanda dopo i risultati elettorali di circa un mese fa per il rinnovo del Consiglio Provinciale della provincia che presenta il più alto tasso di delinquenza mafiosa del Paese. L’anomalia del risultato elettorale non sta tanto nel fatto che ha vinto la destra, visto anche come l’altra parte dello schieramento ha governato il territorio in questi anni (il disincanto è totale) ma nel consenso ottenuto dal candidato della destra. Il risultato conseguito dall’on. Zinzi dell’UDC, apparentato per l’occasione con il Pdl e sostenuto da ben tredici liste (468 candidati per un consiglio provinciale di 36 amministratori!) è stato di oltre il 65% dei consensi a livello provinciale che, però, nell’area a più alta densità camorristica hanno variato da oltre il 95% a S.Felice a Cancello ad un “minimo” di 80,26% come a San Cipriano di Aversa. I numerosissimi brogli denunciati a Caserta, Marcianise, San Marco Evangelista, ecc. con arresti e indagini della DDA, dimostrano che ci si trova in un territorio dove è in atto un’autentica guerra contro l’illegalità, la camorra e poteri occulti che fanno della camorra un intelligente e ossequioso strumento, come si è potuto constatare nella vicenda dello smaltimento illegale dei rifiuti industriali in questo territorio provenienti in larga misura dal centro e nord Italia. Guerra senza esclusione di colpi che non risparmia nessuno e che vede la società civile di questa provincia a fianco della magistratura e dei tanti volontari della legalità che, giorno dopo giorno, operano per affermare il diritto ad esistere, alla dignità, alla legalità, alla trasparenza e alla partecipazione. Speranza Provinciale, rappresentata dall’ing. Giuseppe Vozza, stimato capo scout e già sindaco di Casagiove, importante centro dell’area metropolitana di Caserta, ha conseguito 11.493 voti (2,35%) che dimostrano, sicuramente, che esiste in questo territorio un margine o meglio un “enzima” significativo per generare quella crisi di crescita positiva di cui ha necessità e urgenza la società di Terra di Lavoro. Ma che cos’è Speranza Provinciale? Il movimento nasce a seguito di un deciso appello (C’è speranza!) lanciato da Sergio Tanzarella (già deputato del Parlamento italiano, professore di storia della Chiesa presso la Facoltà di Teologia dell’Italia Meridionale, direttore dell’Istituto di storia del cristianesimo; autore di numerose pubblicazioni e parte essenziale di quella società civile casertana) il 21 dicembre del 2009 ai cittadini della provincia di Caserta. In detto documento Tanzarella denuncia che “La condizione della provincia di Caserta precipita ormai da tempo verso una catastrofe ambientale e morale” mentre i partiti di fronte a tale situazione “reagiscono rabbiosamente o negandola o attribuendola ad altri partiti – ai quali genericamente e illusionisticamente si oppongono – o alla presenza della camorra”. “La camorra, ci ricorda Tanzarella, ha pervaso le nostre comunità esercitando un controllo capillare su tutto ciò che è affare e lucro. Ma la camorra non è l’Antistato, essa è penetrata all’interno dello Stato stesso esercitando su di esso un potentissimo controllo. Tuttavia mi appare troppo comodo attribuire esclusivamente alla camorra – come organizzazione criminale – tutto il disastro sociale, economico e morale delle nostre terre. Esiste una camorristicità di comportamenti e di azioni che sono compiuti da una parte di politici, di amministratori, di funzionari dello Stato, di professionisti che affermano di fatto – pur senza armarsi, senza uccidere materialmente, senza gestire pizzo e attività criminali – il primato della illegalità diffusa e della politica ridotta alla gestione dei bisogni, degli appetiti e delle clientele”. In questo quadro istituzionale e sociale disastroso che tutti gli indici dal tenore di vita, ai servizi, all’ambiente, ecc. sono peggiorati facendo precipitare la provincia di Caserta negli ultimi posti della graduatoria nazionale sulla qualità della vita. Il progetto di un’intera classe politica (di qua e di là degli schieramenti), aldilà delle parole, è miseramente fallito. Così continua Tanzarella: “Di fronte a questo stato di cose non è più sufficiente lamentarsi. La Provincia di Caserta con le sue tante espressioni di resistenza e di impegno merita dignità civile! Occorre un impegno supplementare con il quale dimostrare di non essere complici di quei politici che sottoscrivono programmi elettorali per poi stracciarli con un’azione amministrativa esattamente opposta …. La democrazia è oggi ridotta a liturgia elettorale mentre è un progetto faticoso di partecipazione e dialogo. Ma noi viviamo in una oligarchia verniciata da democrazia.… Diversi consiglieri regionali inquisiti per reati gravissimi dalla corruzione alla concussione e la presidente del consiglio regionale (moglie dell’ex ministro Mastella ndr) inviata al confino: l’era di Bassolino si chiude in modo tragico e indecoroso per la nostra regione, tutti gli impegni sono stati traditi, ma soprattutto è stata tradita la nostra provincia di Caserta. Da ciò deriva l’ordine tassativo per tutti noi di non rimanere più a lungo spettatori di questo scempio di risorse umane e ambientali. Qui occorre una alternativa a tutti i partiti politici, alle loro clientele e alla logica aberrante del potere concepito come dominio delle coscienze e possesso di privilegi e benefici, alla politica ridotta ancora una volta come ricerca del compromesso e della cura di affari privati e familiari. Non si tratta di sostituire una classe dirigente con un'altra ma di restituire al popolo sovrano il diritto alla partecipazione diretta e responsabile. Ritengo sia necessario dimostrare come un impegno politico possa essere provvisorio e totalmente disinteressato rinunciando deliberatamente a gettoni di presenza e stipendi, mentre occorre colpire con la denuncia pubblica la miriade di enti e di incarichi nei quali si annidano i capi bastone della politica e i loro asserviti portaborse …. Occorre interrompere questo sfregio alla democrazia costituito da spreco e da incompetenza. Occorre affermare la priorità dell’impegno di risorse per la cultura, i servizi sociali, i malati e per tutti coloro che sono in una condizione di difficoltà, di marginalità e di sofferenza. La politica deve innanzitutto a loro una risposta! Per troppo tempo abbiamo consentito che i partiti dissipassero denaro per l’effimero”. Con queste premesse e con un tale appello che con un paio di assemblee pubbliche e qualche riunione nasce il movimento Speranza Provinciale, si trovano i candidati, con ben il 33 % di donne (7% la media nei partiti) e tutti giovani. Spesi appena 4.202 euro per la campagna elettorale fatta su 104 comuni con l’ausilio di volontari, cittadini comuni professionisti che hanno attivato un sito internet, altri giornalisti hanno aperto dei blog anche su Face book, ecc. Appelli da parte di docenti universitari, come il prof. Nicola Melone, già preside della Facoltà di Scienze MM.FF.NN. della Seconda Università degli Studi di Napoli, a uomini di cultura, adesioni dal mondo scientifico, accademico, professionale e industriale sono giunti a Speranza Provinciale. Con una coraggiosa quanto inusuale lettera aperta ai preti, religiose/i delle diocesi della provincia di Caserta, (ved. box n.1) numerosi sacerdoti, suore e parroci a vario livello impegnati in questo difficile territorio, hanno preso posizione e promosso informazione sul movimento e invitato i cittadini a dare fiducia a quanti si sono impegnati a rappresentare la società civile nelle istituzioni provinciali. In poco più di tre mesi dalla nascita del movimento i risultati non si sono fatti attendere e, anche se non è stato eletto alcun consigliere alla Provincia, i risultati sono stati giudicati, da tutti gli osservatori politici, clamorosi: 11.493 voti ma in certi comuni il candidato locale ha superato il 63% come a Camigliano, dove era candidato lo stesso sindaco; il 19% circa a Gallo Matese; il 13,61% a Casagiove città natale del candidato a presidente, Vozza; oltre il 10% a Carinaro e a Pignataro Maggiore; il 25,27 % a Castel Morrone e, nel capoluogo, Caserta, la media è stata di circa il 5% a fronte di una media provinciale del 2,35%. Ma perché tanto interesse attorno a questa esperienza che certo non trova riscontro in questo territorio? Bisogna dire intanto, che i protagonisti di questo movimento sono quelli “di sempre” ben riconosciuti dalla gente e dall’opinione pubblica: sono gli scout, gli ambientalisti, i volontari che operano negli ospedali o quelli che si adoperano per gli extracomunitari, sono gli insegnanti della pace e della non violenza, sono gli operatori delle cooperative che cercano di recuperare e reintegrare donne costrette alla schiavitù e alla prostituzione. Sono la società civile di Terra di Lavoro che laici e religiosi, credenti e non credenti, insieme, sempre, da almeno trent’anni operano, quasi sempre nel silenzio e a favore di un territorio fra i più difficili del Paese. Sul piano, poi dei contenuti, occorre, inoltre, ricordare che è la Politica che riesce a mediare tra interessi contrapposti e a gestire le esigenze individuali nell’ambito dell’interesse collettivo e che compito dei partiti realizzare tale mediazione. L’art.49 della Costituzione mentre stabilisce il diritto inviolabile dei cittadini di associarsi liberamente in partiti attribuisce a questi ultimi il riconoscimento “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Speranza Provinciale non ha, però, l’obiettivo di costruire un’ennesima nuova formazione politica che si avvia a organizzare il consenso popolare, ma è un movimento di cittadini che vuole dare un segnale forte ai partiti, che vuole mostrare che la società civile sa organizzarsi e mettere in crisi questa politica fatta di comitati di affari, interessi personali, corruzione generalizzata, ignoranza e volgarità. E’ quindi è un movimento di cittadini che vuole trasformare il profondo disagio degli astensionisti in un movimento che dal basso vuole essere protagonista dell’Utopia del cambiamento. Speranza Provinciale non è, dunque, una lista civica, un campanile sia pur motivato e carico di valori e programmi ma è un movimento di cittadini con un forte e radicato senso di appartenenza alla comunità, che considera le città non come mezzo per dare acqua corrente, energia elettrica, gas e inquinamento ambientale e acustico alle persone, ma come strumento per rafforzare il senso di comunità attraverso istruzione, formazione, cultura, servizi, accoglienza e solidarietà, uno strumento per creare occasioni di lavoro e di realizzazione della persona. Speranza Provinciale è un movimento di cittadini che, oltre all’onestà, alla correttezza e alla trasparenza individuali vanta una lunga militanza di cittadinanza attiva che non vuole più turarsi il naso o rassegnarsi alla cultura dell’inevitabilità del dramma che stiamo vivendo. Speranza Provinciale vuole anche essere una vera e propria “forza influente”, ossia un movimento che grazie alla sua caratteristica e agli interessi che vuole aggregare e a rappresentare, ha l'intenzione di riuscire a influenzare a vantaggio del movimento e degli interessi rappresentati i decisori politici riguardo a determinati problemi. Per realizzare tutto questo il movimento ha approvato una sorta di norme fondamentali, i sette pilastri del movimento (ved. box n.2), e un assai dettagliato programma di governo nel quale si intende costruire la proposta di un nuovo patto sociale con tutte le componenti sane della società di Terra di Lavoro. In tale documento sono precisati i pilastri entro i quali si potrebbero riconoscere quelli che, pur agendo in buona fede e nel rispetto della legge, non hanno visto i frutti del proprio impegno. Speranza Provinciale si riferisce a quanti hanno responsabilità dai cittadini/genitori, alle organizzazioni degli imprenditori e di quelle dei lavoratori, ai giovani, ai responsabili alla formazione e all’educazione, all’Università e a tutto il mondo dell’associazionismo e del volontariato. Occorre prendere atto che la provincia di Caserta denuncia gli stessi problemi di occupazione, sottosviluppo e disuguaglianze sociale simili a quelle di 50 anni fa. Un intero processo politico ed economico basato su un’idea di sviluppo infinito è fallito producendo guasti spesso irreversibili e un livello di inquinamento materiale e sociale gravissimo. In questo fallimento un’intera generazione di classe politica (che pur si è ripresentato al cospetto dell’elettorato con gli stessi mezzi, metodi e illusioni di sempre), imprenditoriale e sociale che sono stati in tutto questo tempo i punti di riferimento sono venuti meno e oggi la società casertana è pervasa dalla nascita alla morte da una camorra che sta distruggendo il futuro di Terra di Lavoro e togliendo ogni illusione che le cose non debbano andare come stabilito da loro così presenti nelle istituzioni, nell’economia e nella società. Vi è una crisi strutturale non solo economica ma sociale e culturale nella quale il disvalore ha preso il sopravvento. Occorre urgentemente ripensare il territorio e le sue risorse in modo totalmente diverso. Occorre valutare, infine, la possibilità di un nuovo percorso di sviluppo in cui legalità, trasparenza, ambiente e vivibilità, uso sostenibile delle risorse costituiscano i punti di riferimento per ripartire in uno spirito unitario e nell’interesse del bene comune. E’ arduo fare previsioni e non è dato sapere come andrà a finire questa esperienza. Ma già due gruppi si sono costituiti e in molte comunità chiedono di partecipare, di organizzarsi. A Caserta c’è speranza! BOX N.1 LETTERA APERTA AI PRETI, RELIGIOSE/I DELLE DIOCESI DELLA PROVINCIA DI CASERTA Cara consorella, caro confratello, “Bisogna dunque favorire in tutti i modi nuove forme di partecipazione e di cittadinanza attiva, aiutando i giovani ad abbracciare la politica, intesa come servizio al bene comune ed espressione più alta della carità sociale”. È uno dei passaggi più significativi, il n. 11, dell’ultimo e recentissimo documento della Conferenza Episcopale Italiana (CEI): “Per un paese solidale: chiesa italiana e mezzogiorno” (Roma, 21 febbraio 2010 – I domenica di Quaresima). Questa e altre affermazioni molto forti e chiare sulla situazione, a dir poco allo sbando, della politica attuale sul Meridione “collettore di voti” (n. 5) e sulle responsabilità della Chiesa stessa che “deve ancora recepire sino in fondo la lezione profetica di Giovanni Paolo II e l’esempio dei testimoni morti per la giustizia” (n. 9), ci hanno fatto molto riflettere su come stiamo affrontando, personalmente e come comunità ecclesiali, questa ennesima tornata o, come qualcuno l’ha definita, “bolgia” elettorale. Crediamo che non a caso questo documento ha visto la luce all’inizio della Quaresima e in prossimità delle elezioni: è un invito chiaro a cambiare, ad “osare il coraggio della speranza” (n. 20). Condividiamo il commento che ne fa il giudice Raffaele Cantone: “Il documento della CEI contiene una chiara e definitiva scelta di campo quando indica, con tanto di nomi e cognomi, i modelli di impegno a cui i cattolici veri devono rifarsi e cioè don Pino Puglisi, il ‘nostro’ don Peppino Diana ed il giudice Rosario Livatino uomini che hanno coniugato la fede con l’azione concreta contro le mafie e che, per tali ragioni, hanno pagato con la vita” (Il Mattino, 27 febbraio 2010). Per questi e tanti altri motivi abbiamo sentito il desiderio, innanzitutto, di informarvi sul coraggioso movimento “Speranza Provinciale” che si presenta alle prossime elezioni provinciali. Il nostro intento è che si ponga la dovuta attenzione al suo programma per favorire in ogni elettore un serio discernimento in vista di un voto convinto e responsabile immune da logiche di scambio. Personalmente crediamo che il Movimento “Speranza Provinciale” meriti un surplus di fiducia per il coraggio che ha di voler dare dignità civile a questo martoriato territorio che attende resurrezione puntando “sulle tante espressioni di resistenza e di impegno civile presenti nel territorio di Terra di Lavoro che hanno dimostrato in tanti anni di impegno volontariato serietà disinteressata per la cosa pubblica” (Sergio Tanzarella, C’è speranza, Lettera aperta ai cittadini della provincia di Caserta, 31 dicembre 2009). “Speranza Provinciale” (http://www.speranzaprovincialecaserta.org) si è data un codice etico forse unico nei suoi contenuti, si pone al di fuori di ogni schieramento partitico e di interesse di coalizioni, ha un programma mirato allo sviluppo delle tipologie più caratteristiche del territorio. Come ha scritto Nicola Melone già preside della facoltà di Matematica (SUN): “Speranza Provinciale è un movimento di cittadini che non vuole più turarsi il naso o rassegnarsi alla cultura dell’inevitabilità del dramma che stiamo vivendo”. Amiche, amici nel ministero o nella semplice ed essenziale fede nella Vita, crediamo anche noi che per essere “fedeli” a questa nostra storia, a questa nostra terra e alle tante storie accolte, siano doverosi e urgenti atti e gesti di alta responsabilità umana ed etica. Crediamo che è proprio in questo nostro momento storico, così ‘buio e triste’, che diventa indispensabile per noi un imperativo: essere abitati e aperti alla speranza” (Suor Rita e le consorelle Orsoline di Casa Rut di Caserta). A tutte e a tutti l’augurio che questa lettera contribuisca all’informazione, aiuti l’approfondimento perché nel discernimento possiamo tutte e tutti maturare scelte libere, coraggiose e piene di speranza per “amore del mio popolo” come scriveva con la forza della parrhesia il nostro indimenticabile confratello don Peppino Diana. Caserta, 23 marzo 2010 Primi Firmatari in ordine alfabetico don Crescenzo Abbate, parroco della parrocchia della Trasfigurazione in Succivo don Franco Alfieri, parroco della parrocchia di “San Rufino” in Mondragone don Marcellino Cassandra, parroco della parrocchia Santa Maria Assunta in Lusciano don Franco Catrame, parroco della parrocchia di Santa Maria Assunta in Recale don Paolo Dello Stritto, parroco della parrocchia di San Michele Arcangelo in Marcianise don Oreste Farina, parroco della parrocchia di Santa Maria della Pietà in San Nicola La Strada don Stefano Giaquinto, parroco della parrocchia di Santa Maria della Vittoria in Casagiove don Roberto Guttoriello, parroco della parrocchia di San Michele Arcangelo in Mondragone don Nicola Lombardi, parroco della parrocchia di Santa Maria Assunta di Mezzano di Caserta don Mimì Vozza, parroco della parrocchia di San Vincenzo martire in Briano di Caserta don Umberto D'Alia, parroco della parrocchia di Sant'Elpidio in Sant'Arpino Casa Zaccheo dei Padri Sacramentini di Caserta Missionari Comboniani di Castelvolturno BOX N.2 I PILASTRI DEL MOVIMENTO SPERANZA PROVINCIALE PRIMO PILASTRO Un vero modello di sviluppo per Terra di Lavoro E’ nel quadro della questione ambientale, della lotta alla camorra e all’illegalità diffusa, (alimentate da un uso speculativo e distruttivo del nostro territorio), che vanno ricollocati i problemi del modello di uno sviluppo alternativo teso, al bene comune e alla conservazione delle risorse che deve prevalere ad ogni livello individuale, istituzionale e produttivo. SECONDO PILASTRO Agricoltura e agroindustria Un corretto uso della risorsa territoriale unica e inimitabile: agricoltura* e agroindustria quali veri motori dello sviluppo e dell’occupazione. Nessuno spazio per cave, industrie insalubri e aeroporti. * Attività remunerativa e compatibile con le attitudini del territorio e che è praticabile per un tempo indefinito. TERZO PILASTRO Basta case, basta cemento. Un ruolo produttivo per la Provincia di Caserta La questione urbanistica, fondata su un nuovo ruolo dirigente delle nostre città come difesa dell’identità territoriale, dall’invasione ed espansione dell’area metropolitana di Napoli. l'edilizia deve rinunciare all'espansione delle aree urbanizzate per imboccare la strada del recupero e del rinnovo, della qualità e del restauro del paesaggio. il pratico impoverimento a una “Caserta logistica” nega ogni possibile vero sviluppo. QUARTO PILASTRO L’Immateriale: industria culturale e dei servizi L’immateriale quale strumento di crescita e di nuova occupazione incentrata sulla qualità dei servizi e della vita urbana. dai beni culturali alla ricerca e all’università, - dall’attività artistica alla produzione di audiovisivi, dai beni archeologici e monumentali a quelli naturali e ambientali. QUINTO PILASTRO Volturno, spiagge e mare Riassetto e salvaguardia del fiume Volturno e della costa domitiana, bonifica, manutenzione e valorizzazione del territorio quali priorità assolute e risposta effettiva, vera, strutturale e duratura alla vivibilità, alla sicurezza e all’occupazione. SESTO PILASTRO Una Provincia per la giustizia sociale Blocco di consulenze, viaggi e spese di rappresentanza e investimento in: - promozione e sostegno della cultura (dalle biblioteche all’edilizia scolastica, dal dialogo interculturale alla collaborazione con tutti i gruppi di volontariato operanti nella provincia di Caserta); - servizi sociali adeguati a rispondere a tutti coloro che vivono condizioni di disagio, di esclusione e di marginalità. SETTIMO PILASTRO Una politica esemplare E’ necessario e urgente: - sottrarre Caserta a una classe di politicanti culturalmente impreparati, subalterni, parassitari, opportunisti, spesso corrotti, trasversali e trasformisti legati unicamente ancorati alla logica dell’intervento straordinario, dell’assistenzialismo e del potere visto come privilegio e non come servizio; - procedere ad una riqualificazione e responsabilizzazione del personale dell’ente. dare prova di una politica come impegno disinteressato che si offre al controllo dei cittadini, che rende conto del proprio operato e che li ascolta nelle scelte decisive. Per questo gli eletti si impegnano: 1. a rendere pubbliche ogni anno le proprie dichiarazioni dei redditi e lo stato patrimoniale; 2. a rinunciare a privilegi e benefici che possano derivare dal proprio stato di consiglieri provinciali; 3. a rinunciare a incarichi professionali in enti pubblici o consorzi; 4. se assessori a ridurre la propria attività professionale per svolgere primariamente il proprio compito istituzionale; 5. a incontrare periodicamente (almeno due volte l’anno) i cittadini del proprio collegio per informarli dell’attività svolta, ascoltarne le indicazioni e sottoporsi al loro giudizio.