Titolo: Ischia: l’isola dei corsari

Per chi non lo sa Ischia è un’isola appartenente al gruppo delle isole flegrei. Ad un’ora circa da Napoli è chiamata l’isola verde ed è nota per l’attività termale. Il turismo da centinaia d’anni costituisce l’elemento strategico dell’economia e del futuro di quell’isola che conta 61.963 abitanti al 2009. Le risorse naturali dell’isola erano tante, prima di tutto il valore ambiente, il mare, le spiagge, il monte Epomeo. E poi i contributi essenzialmente di stranieri (Capote, Ibsen, ecc.) che hanno valorizzato (si pensi alle decine di film girati), spesso recuperando territori degradati, tali risorse con giardini e strutture alberghiere di livello internazionale attirando turisti stranieri, tedeschi in prevalenza che hanno adottato questo posto, una volta meraviglioso. E gli ischitani? Sono in dubbio se definirli una comunità di pirati o di corsari. C’è una bella differenza, poiché i pirati sono marinai che, lasciando la strada della legalità, si abbandonano alla depredazione di navi e vascelli mercantili. I corsari, invece, erano (o sono?) dei veri e propri combattenti al servizio di un governo che in cambio di un’autorizzazione incameravano (o incamerano) una sorta di tangente, ossia una percentuale del bottino realizzato. Ma perché pensare ad Ischia come un’isola di corsari e non di pirati? 61.963 abitanti e oltre 20.000 richieste di sanatorie edilizie, praticamente una ogni 3 abitanti! Questo dato basta e avanza per farci pensare che qui siamo in un luogo altro. Certo potremmo anche aggiungere che la rete fognaria è assolutamente carente e insufficiente e non ci sono gli impianti di depurazione (uno, piccolo del tutto carente) per cui merda e mare “limpido” convivono tutti insieme. Appassionatamente. Il mare limpido? Nel mare dell'Isola è stato rilevato dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (ARPAC) presenza di Policlorobifenili, sostanza tossica nonché cancerogena, 1860 volte superiore ai limiti consentiti dalle legge! Si potrebbe anche dire che c’è una ricca attività nel settore termale dove i fanghi sono l’elemento essenziale, dove si fabbricano “rinomati” saponi e belletti con l’argilla ischitana ma dove, però, non esiste nessuna cava autorizzata. Si potrebbe anche pensare alle terme e a quanti pagano e quanto ad una regione sorda muta e cieca a tanto disastro. Si potrebbe pensare alla moltitudine di blatte (orientalis e Pleniplareta americana) che popolano le strutture alberghiere; alle piscine di certe strutture con alghe che si potrebbero coltivare, ecc. ecc. ecc. La pressione antropica esercitata su questi luoghi ha degradato l’ambiente e qualche volte ci muore qualcuno. Ma la guerra è guerra e chi se ne frega se, ogni tanto muore “uno dei nostri” com’è successo l’anno scorso dove quattro persone sono morte per il cedimento di una palazzina costruita, manco a dirlo, senza autorizzazione formale ma con tanta tanta gioia e partecipazione del popolo corsaro. Gli ischitani in pratica hanno segato il ramo dello sviluppo dove erano seduti. Una parte dello Stato, però, svegliato da un lungo quanto colpevole sonno ha programmato l’abbattimento di 600 abitazioni abusive. La popolazione nell’unanime sentire resiste e chiede sanatorie. Sanatorie richieste a chi? Ma sempre a loro stessi è ovvio, che, nel gioco delle parti, ora sono ingegneri dei comuni, ora amministratori, ora guardiani del territorio, ora assistenti spirituali, ecc. cui lo Stato ha dato la facoltà di amministrare la cosa pubblica e salvaguardare il bene comune. Ma il bene comune, la cosa pubblica di chi sono? Ma di loro, ischitani s’intende, per cui la domanda è: cosa vuole questo Stato altro dagli ischitani? Perché non continuare a fare i corsari, allevare le blattee e vivere così felici e contenti fino a quando la merda non coprirà tutto e tutti?