Titolo: Ma di chi è il Centro sinistra a Caserta?

Mancano poco più di 16 mesi per il rinnovo del consiglio comunale di Caserta e la lunga campagna elettorale sembra ormai iniziata visto che le elezioni regionali prima e quelle provinciale poi faranno da battistrada al rinnovo del consiglio comunale del capoluogo, così come di tanti altre amministrazioni locali di Terra di Lavoro. E’ iniziato, dunque, il conto alla rovescia. Ed è tempo sì di bilanci ma anche e soprattutto il tempo della riflessione, della verifica e della promozione di atti e azioni tali da tentare di capovolgere un giudizio negativo sia sugli attuali amministratori, ad incominciare da un sindaco che è percepito come un problema per questa città ma soprattutto per il centro sinistra i cui voti hanno consentito a Petteruti di fare il sindaco a Caserta per realizzare un programma in gran parte rimasto disatteso. A nessuno sfugge l’eredità disastrosa in termini economico-finanziari e morali lasciati dal dott. Falco e dalla coalizione berlusconiana che ha mal governato la città per sette anni e poi mandato a casa dai suoi stessi alleati. Non possiamo dimenticare e dobbiamo ricordare che i debiti sottoscritti da Falco & C. impediscono nuove spese e condizioneranno questa città almeno per i prossimi 20 anni. E non sfugge neanche la codardia di una maggioranza che non ha avuto il coraggio di dichiarare il dissesto finanziario, azzerare i conti e ricominciare daccapo una situazione amministrativa a dir poco preoccupante e della quale vi è poca consapevolezza nella pubblica opinione che giudica, invece, inefficace se non fallimentare l’azione della giunta e insinuato il sospetto che i rappresentanti del Palazzo non facciano gli interessi della città. Il sindaco ha varato la terza giunta senza un reale confronto con chi lo ha votato, né sul da farsi né sulle persone e tutta la questione è rimasta nelle segrete stanze del Palazzo. Ma non possiamo più accettare questa situazione. Sia chiaro. Il Centro sinistra (con trattino o senza) appartiene a tutti quelli che lo hanno votato ed è per questo che non è possibile affidare le sorti della città unicamente all’azione della giunta e della maggioranza senza che la società civile, i gruppi organizzati e quanti hanno votato per il centro sinistra non siano coinvolti in questa fase terminale della consiliatura. Occorre una corresponsabilizzazione delle scelte poiché il fallimento della giunta sarà il fallimento e la sconfitta elettorale del centro sinistra a Caserta, così come altrove. Certo ci vorrebbero i partiti ma i partiti a Caserta non ci sono, se si esclude qualche forza organizzata di scarso o nullo rilievo come Rifondazione che, sia detto con spirito assolutamente polemico, ha liquidato l’ex assessore ai servizi sociali mettendo una figura totalmente estranea a tutto, per puro calcolo di potere interno di un partito che non ha alcun radicamento nella città e nella coscienza collettiva. Ci vorrebbe il PD, certo, questo nuovo partito di cui si parla tanto (sui giornali, la tv e altrove) e di cui non si ha alcuna traccia e percezione sul territorio. E’ stupefacente che non esistano a Caserta le sezioni di quel partito che dovrebbe governare, di fatto, con le indicazioni, il sentire della gente, la città capoluogo di provincia. E’ incredibile che non vi sia dibattito politico in città se non fra quei quattro magari “addetti alle coso loro” e di cui hanno una credibilità discutibilissima se si fa eccezione per qualche consigliere comunale i cui sentimenti e volontà appaiono in perfetta buona fede. Dobbiamo forse pensare che l’attuale commissario del PD non voglia aprire le sezioni magari perché non vuole disturbare i manovratori? Sempre i soliti? Se le cose stanno così, è bene che ve ne andiate tutti. Escluso nessuno. Ma non basta. E’ evidente. Com’è evidente che qualunque scelta che produrrà la giunta e il consiglio comunale peserà come un macigno sul futuro governo di questa città e sulla volontà dell’elettorato. Abbiamo prima ricordato che le disponibilità finanziarie della città sono ridotte all’osso tanto da richiedere prestiti alle banche e (incredibilmente) vendere gli immobili della città che già oggi garantiscono importanti rendite certe e crescenti (vedi gli immobili in affitto su via Mazzini). Ma proprio per le scarsa provvista e a maggior ragione che insieme, tutti insieme, si decida cosa fare quando e quanto spendere. E’ bene ricordare, però che c’è un’altra parte dell’azione politica e amministrativa: quella di mettere in campo atti e azioni politiche che, pur non generando alcuna spesa, possono produrre il risultato politico e il consenso più ampio nonché variabili indipendenti sul piano politico anche per chi verrà dopo l’attuale amministrazione. Volete qualche esempio? 1) Istituzione del Parco Urbano dei Monti Tifatini; 2) Passaggio dalla TARSU alla T.I.A.; 3) Norme tecniche per costruzioni e ristrutturazioni edilizie verso tecnologie a risparmio energetico e verso la bioarchitettura; 4) Norma urbanistica che freni l’espansione edilizia e difenda il territorio agricolo da usi alternativi; 5) concessione di spazi per i Farmer’s market affinché si vada incontro alle necessità dei produttori agricoli e dei consumatori; 6) costituzione nelle varie conferenze dei servizi per dichiarare e avviare chiare procedure per la chiusura delle cave e dei cementifici e per la loro delocalizzazione; 7) affidamento alle associazioni ambientaliste, così come da progetto Urban 2, del centro di documentazione, educazione e informazione ambientale; 8) Pedonalizzazione di tutto il centro storico; 9) Approvazione di un atto politico che accetti e approvi il progetto regionale di allocare nell’ex canapificio il centro servizi per gli extracomunitari; 10) nomina di un comitato scientifico e di consultazione per l’autonoma gestione del planetario; 11) delibera di esclusione di privatizzazione del servizio idrico; 12) denuncia alla Corte dei Conti per la distruzione del macello comunale e richiesta risarcimento nei confronti dei responsabili per il suo recupero; 13) Dichiarare tutta l’area di Lo Uttaro ad area a verde con divieto di coltivazioni destinate all’alimentazione e con divieto assoluto di allocare altri impianti per il trattamento di materiali da rifiuti; 14) strategie per mettere in moto una nuova imprenditoria che vada a coniugare bisogni, ambiente e occupazione giovanile; 15) divieto dell’uso dei sacchetti di plastica dal 2010. Ne volete altre di idee e proposte proprie del popolo di centro sinistra?