Titolo: O Franza o Spagna purchè se magna

Quando, due sere fa, abbiamo visto quei quattro commercianti brindare con lo spumante su Corso Trieste alla “caduta” di Petteruti e dei suoi ex sodali (già per la gran parte ex amici del campione senza valore ed ex sindaco Falco) mi è venuto in mente quel deputato che, alla caduta del governo Prodi, grazie all’altro campione senza valore di Mastella, si mise a mangiare la mortadella in parlamento davanti alle telecamere di tutto il mondo. Che stile! Che esempio di cultura politica. Certo qui stiamo parlando di Caserta, come sappiamo e ci ha confermato anche quest’anno il Sole 24 ore, ultima in tutto e il paragone può sembrare eccessivo con il palazzo di Roma, ma l’andazzo è quello. I poverini (si fa per dire) protestano ormai da settimane contro la zona a traffico limitato di Corso Trieste implorando almeno un po’ di arredo urbano, qualche modifica agli orari e così via. Sanno bene i nostri eroi con giacca e cravatta che soldi non ce ne sono poiché l’ex sindaco Falco, con la sua luminosa capacità amministrativa, ha lasciato la città con centinaia di milioni di debiti (che noi i nostri figli e i nostri nipoti dovranno pagare) e rimanendo sul terreno gli stessi problemi di sempre. I commercianti casertani, a differenza di altri colleghi, come quelli di Napoli per non andare lontano, si sono ben guardati dal considerare la possibilità di spendere del proprio o di rivolgersi alla Camera di Commercio di Caserta che, fra le ultime in Italia per efficienza è fra le prime, invece, per la quantità di denaro che conserva senza investire nei “forzieri” grazie all’attività che riesce a realizzare l’economia di Terra di Lavoro (prima fra tutte l’agricoltura e la zootecnia). Ma chi se ne frega. E così come un miracolo dei giorni nostri su Corso Trieste già all’indomani del consiglio comunale del 50 e 50 accadono due cose “strabilianti”: gran parte dei lampioni le cui lampadine non si accendevano, si sono rimesse a funzionare e illuminare il centro commerciale della città e gli automobilisti si sono rimessi a sfrecciare e a posteggiare impunemente su quella stessa strada. Nessuna traccia visibile di polizia municipale. Si respira già un’altra aria. D’altra parte perché frenare le pretese dei commercianti che hanno dato un contributo sostanziale per fare di Caserta quella che è? Ora possiamo ben sperare che l’offensivo progetto della Regione di fare dell’ex canapificio un centro di servizi culturali e sociali per gli extracomunitari venga bloccato e cacciare i “negri” da un’altra parte. Non via da Caserta, per carità, i casertani non sono razzisti. Calcolatori semmai, altrimenti, i bassi o case semidirute in via Giulia, via Verdi, via S. Carlo, ecc. a chi li affitti? (in nero naturalmente). E il commercio, quello ufficiale poi avrebbe una mazzata gigantesca. Ma una struttura quasi al centro, vicino alla reggia, alla vista di tutti è un’indecenza culturale, come direbbe qualche filosofa de noantri. E’ vero, manca un progetto culturale per tutta la reggia, così come manca per la città. Si naviga a vista com’è noto a tutti. Ma non abbiamo alcun ricordo di progetti per la città quando questi personaggi ricoprivano lo scranno di assessori alla cultura ai tempi di Falco. D’altra parte, l’idea di città portata avanti dai commercianti in tanti anni di fatica, invece, sembra più consona ai casertani dei casi loro. Volete mettere l’area mercatale, chiamamola così, a fianco all’ex canapificio oggi e all’università domani (già ex Posta centrale)? Un esempio all’avanguardia di commercio in una città dichiarata turistica dalla regione, dove, sentite sentite, con uno schiaffo al perbenismo e con una tensione verso il futuro, la prostituzione maschile non solo si esercita in esclusiva alla luce del giorno ma è consentito pure esporre la “merce” senza alcun problema. E poi dicono che Caserta è arretrata, bigotta. Certo se hanno fatto di quell’area quella che è, risulta facile immaginare cosa potrebbe diventare l’ex canapificio. L’importante è riuscire a vendere qualche mutanda in più a uno del milione e passa di turisti che sfiorano Caserta quando vengono a visitare la reggia. Perciò non è difficile immaginare Caserta e il suo centro storico in mano a questa gente. La domanda però, come si dice, sorge spontanea: “Perché adesso è diverso? Vi è un altro progetto di città?” Ma no, non fraintendiamoci, per carità. Petteruti non è diverso dagli altri e per garanzia si è portato con lui una maggioranza fatta di ex consiglieri di Falco (ricordate?) e questi sono già con le valigie in mano pronti a tornare nella vecchia casa per continuare come prima (“o Franza o Spagna basta che si magna”). Quindi nessun problema per la città. Petteruti e i suoi sodali non hanno mai rappresentato la cosiddetta sinistra o una qualunque idea progressiva della città o di discontinuità col passato: non hanno voluto il parco urbano dei monti tifatini (sanno benissimo che un parco regionale dei Monti Tifatini non è giuridicamente realizzabile!), un parco verde nell’ex Macrico, un trasporto pubblico efficiente, una zona industriale vera aperta al futuro e non un immondezzaio, ecc. Non scherziamo. Quei casertani però vogliono un’amministrazione pubblica che sia uguale a loro, anzi no, più uguale di loro e Petteruti faceva finta di essere diverso. Arrogante però ma no diverso. Un degno rappresentante, invece, potrebbe essere, ad esempio, l’ex consigliere Donato Affinito, quello si che potrebbe essere l’uomo giusto. No, non è possibile mi dicono, pare che dall’altro Palazzo, quello di piazza vescovado, Affinito sia stato destinato a più alti incarichi, la Provincia pare. Ci sembra consono. Una vita spesa nell’esempio di moralità e di grande capacità amministrativa deve essere premiata da questa città così attenta e prona. E allora che fare se malauguratamente il prefetto dovesse sciogliere il consiglio comunale di Caserta? Per gli stessi meriti di Affinito e per molto altro ancora e naturalmente sul filo della continuità con De Franciscis, Falco e Petteruti una proposta potrebbe essere la seguente: per i noti meriti in campo commerciale e perché rappresenta il vero specchio della città, Peppe a porchetta sindaco di Caserta, Affinito presidente della provincia e Cosentino presidente della Regione. Il meglio che possa esistere in questa terra che tutti noi, appassionatamente, l’abbiamo voluta così. Proponiamo pure di incoraggiare la formazione di un’unica lista con un grande nome: “Casi nostri”.