Titolo: Da Prof. Ortolani. Lo Uttaro: bonifica?

Discarica di Lo Uttaro: 10 milioni di euro al Comune di Caserta per la “bonifica”. Che vuol dire? I mass media hanno reso noto che il 4 agosto 2009 è stato sottoscritto a Napoli l’accordo operativo tra Comune di Caserta e Ministero dell’Ambiente concernente gli interventi di bonifica e ripristino ambientale per le aree di discarica, stoccaggio e trasferenza esistenti in località Lo Uttaro che prevede l’erogazione di 10 milioni di euro in quattro anni. La stima delle opere sarà a cura del Ministero dell’Ambiente dopo l’intervento di caratterizzazione effettuato dall’Arpac. Per il sindaco Petteruti si dà finalmente il via ad un’azione non più rinviabile di bonifica e di riqualificazione ambientale in un’area critica; dei 18 milioni di euro stanziati (sulla carta) per il Comune di Caserta da impegnarsi in opere pubbliche come compensazione per il danno ambientale rimangono solo i dieci milioni che probabilmente non basteranno neanche per la bonifica completa di Lo Uttaro e delle aree attigue, inizialmente prevista a carico del Ministero. Entriamo nel merito: che vuol dire bonificare la discarica di Lo Uttaro? I cittadini sono interessati ad un reale risanamento e restauro ambientale; altri, i soliti ben noti che hanno finora lucrato sullo scandalo rifiuti sono sicuramente interessati a lucrare sulla così detta “bonifica”. I cittadini stanno per essere presi in giro un’altra volta? Ci si può giurare sopra! Prima questione: la bonifica di Lo Uttaro vuol dire che viene cancellato il sito di Cava Mastroianni? Bisogna avere una risposta formale con decreto di cancellazione del sito. L’anno scorso mi sono occupato della ricostruzione dell’assetto geoambientale dell’area compresa tra la discarica chiusa di Lo Uttaro e la confinante Cava Mastroianni individuata nel DL 90/08 come sito in cui realizzare una nuova discarica. La ricerca evidenziò il noto disastro ambientale provocato nella zona di Lo Uttaro mediante accumulo di rifiuti in cave a fossa e sulla superficie del suolo e dispersione di percolato sul suolo e nella falda, al di fuori del rispetto delle vigenti leggi che garantiscono il diritto alla salute di tutti i cittadini, non derogabili dal potere speciale. Le immagini allegate sintetizzano gli elementi più significativi. Mentre è semplice rimuovere i rifiuti, allora accumulati sulla superficie del suolo, e portarli in una discarica che dia la sicurezza ambientale di non inquinamento, non è possibile “bonificare” la discarica di Lo Uttaro scavata a fossa con la base che sfiora la falda (si e no due tre metri) che era già inquinata dai rifiuti come accertato dalla Magistratura. La base dei rifiuti, dentro la profonda fossa, non garantisce l’isolamento e contenimento del percolato che scende verso la falda inquinandola. La superficie esposta all’aria dei rifiuti può essere impermeabilizzata, coperta con terreno e vegetazione che danno l’impressione di una superficie “sana” come se fosse stata dipinta di un verde rassicurante. Lateralmente e alla base i rifiuti non potranno mai essere isolati dall’ambiente circostante poiché il loro spessore è di circa 24 metri, vale a dire di altezza equivalente a quella di un edificio di 8 piani. Ammesso che l’impermeabilizzazione laterale e alla base dei rifiuti fosse stata realizzata alla perfezione come prevede la vigente legge, tale impermeabilizzazione non può durare integra, totalmente, più di 15-20 anni. E’ assolutamente impossibile isolare i rifiuti dello spessore sopra indicato in maniera efficace e duratura. Non si può intervenire alla base dei 24 metri di rifiuti per cui il percolato continuerà a disperdersi nel sottosuolo e nella falda che defluisce verso il confinante Comune di San Nicola La Strada. L’unico modo per bonificare l’ambiente, anche la parte che non si vede, è rimuovere le centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti. Quindi, cosa si “bonifica”? Il conto bancario di chi realizzerà progetto, direzione lavori e opere, sicuramente! I vantaggi saranno tutti loro! Naturalmente a spese dei cittadini. Le voraci e blindate sanguisughe parassitarie che hanno realizzato discariche “illegali dal punto di vista delle leggi naturali” e legalizzate da leggi speciali (che non garantiscono la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente e delle risorse idriche) non sono contestate, di fatto, da alcuna forza politica parlamentare, probabilmente perché tutti sperano, prima o poi, di giocare con il redditizio “giochetto dell’emergenza” e della connessa agevole spesa di denaro pubblico: sembra che ora si siano organizzate per lucrare agevolmente, sempre sulla pelle dei cittadini, sul reale bisogno di disinquinamento dell’ambiente. Per spendere i soldi pubblici nel settore dei rifiuti, l’esperienza insegna, basta che alcune non cristalline strutture tecniche statali e regionali con la benedizione di immancabili docenti universitari ed altri servitori mercenari tecnici e la garantita protezione dei mass media asserviti, di fatto, alle stesse lobbies che lucrano sullo scandalo rifiuti, sfornino progetti improvvisati e non validi scientificamente e tecnicamente spacciandoli per interventi che finalmente disinquineranno l’ambiente mettendo anche a disposizione delle amministrazioni locali qualche manciata di milioni di euro tanto per tenere buono l’elettorato e gli amici degli amici. Di tale non disinteressato comportamento si sono avuti esempi significativi a proposito della proposta di bonifica della discarica di Pianura (caldeggiata dal Ministero dell’Ambiente dopo che alla fine di gennaio 2008 la Magistratura di Napoli aveva messo sotto sequestro il sito perché ritenuto pericoloso) che i tecnici del ministero dell’Ambiente volevano bonificare senza nemmeno sapere quali problemi dovessero risolvere e se tali problemi fossero risolvibili. Il fine da raggiungere era palesemente intuibile: spendere con disinvoltura decine di milioni di euro ben sapendo che solo la superficie dei rifiuti poteva essere bonificata ma non i circa 45 milioni di metri cubi di rifiuti di tutti i tipi accumulati in gran parte senza alcuna impermeabilizzazione alla base per una altezza che supera i 70 metri, vale a dire equivalente ad un grattacielo di 23 piani. Alcuni cittadini hanno segnalato che mentre si eseguivano i sondaggi per verificare lo “stato di salute ambientale” di Pianura hanno visto fumo e fiamme sprigionarsi da un sondaggio in esecuzione al di fuori della discarica a testimonianza della pericolosità ambientale connessa alla dispersione di gas e percolato. Lo scrivente ha più volte denunciato che non possono essere usate le cave a fossa in rocce permeabili che ospitano la falda idrica in quanto non si può garantire l’isolamento alla base e lateralmente dei rifiuti per oltre 15-20 anni. I rifiuti accumulati nelle fosse diventano nuovi “giacimenti geologici” a vita altamente inquinanti non tanto per la sostanza organica ma per tutti gli elementi nocivi che caratterizzano i rifiuti non differenziati e non selezionati dell’area campana più simili ad una miscela di rifiuti speciali, nocivi e rifiuti urbani. Naturalmente si parlerà anche della bonifica della discarica di Chiaiano, altro grattacielo di rifiuti infilato nel sottosuolo come un tumore maligno innestato nel Parco Naturale delle Colline dei Camaldoli che i responsabili istituzionali fanno finta di non vedere e ora anche di “non sentire”, magari con gli occhi già luccicanti e riflettenti il simbolo dell’euro. Anche della discarica di Terzigno, realizzata nel Parco Naturale del Vesuvio e in zona protetta ambientalmente SIC (sito di interesse comunitario) e ZPS (zona di protezione speciale) sarà proposta la bonifica. Anche qui sarà una presa in giro per i cittadini perché non si potrà risanare l’ambiente e la falda dopo avere colmato il buco a fossa con circa 70 metri di rifiuti. Siamo chiari e onesti intellettualmente: la bonifica dei siti inquinati è necessaria ma non può rappresentare una nuova fonte di facili guadagni realizzando interventi che non servono a restaurare l’ambiente e ad eliminare i focolai di inquinamento. Le citate istituzioni tecniche, continuando ad operare come finora hanno fatto, non sono in grado di rasserenare i cittadini garantendo l’esecuzione di interventi adeguati, duraturi e risolutivi. Bisogna essere chiari in tutte le sedi dal momento che verranno utilizzati i soldi dei cittadini. Tornando alla bonifica di Lo Uttaro, ogni progetto deve essere valutato interdisciplinarmente da tecnici super partes di fiducia dei cittadini in modo da definire quali saranno i reali benefici che discenderanno dalla esecuzione delle opere. Sicuramente è possibile bonificare la base su cui poggiano e hanno poggiato i rifiuti accumulati sulla superficie del suolo per anni. E’ possibile pure isolare la superficie dei rifiuti, a contatto con l’aria, che colmano le cave a fossa nonchè canalizzare il biogas ed evitare che eventuali gas nocivi si disperdano nell’atmosfera. Diciamo chiaramente che non è possibile eliminare l’inquinamento della falda in maniera efficace e verificabile nonché duratura, a meno che non si spostino gli 8 piani di rifiuti che colmano le fosse. Si può contenere ed eliminare l’inquinamento atmosferico. Per quanto riguarda la falda deve essere eseguita una accurata e verificabile indagine di idrogeologia tridimensionale con la caratterizzazione delle acque stabilendo esattamente la distribuzione verticale e laterale dell’inquinamento e le sue cause al fine di definire un piano di tutela ambientale e della salute dei cittadini. Anche se la fonte dell’inquinamento si trova nel Comune di Caserta, gli inquinanti si diffondono nel sottosuolo nei territori comunali circostanti: definita l’area danneggiata vanno messi a punto gli interventi che possono anche non essere attribuiti al solo comune dove è ubicato il sito. I fondi devono servire solo ad eliminare e contenere l’inquinamento; nessuna forma di compensazione per il territorio circostante non danneggiato da interventi privati e pubblici illegali secondo le leggi dell’ambiente. A sinistra, quadro ambientale della zona nella quale è ubicata la discarica Lo Uttaro che illustra il “disastro” imputabile ad interventi privati e pubblici. A destra la discarica a fossa di Lo Uttaro quando era ancora in esercizio e la contigua cava Mastroianni individuata come discarica a fossa dal DL 90/08. Sezioni geoambientali che illustrano lo spessore dei rifiuti che colmano la discarica Lo Uttaro e l’esiguo diaframma di tufo fratturato e permeabile che li separa dalla confinante Cava Mastroianni. Sono rappresentate anche le fonti di inquinamento del suolo e della falda causate da dispersione di percolato. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II 7 agosto 2009