Titolo: Rifiuti, istituzioni e camorra

Dopo l’audizione alla Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti del 15 luglio u.s. ho scritto una lettera a tutti i membri del sodalizio per ringraziarli per quanto stanno facendo e vorranno fare per il nostro paese e per il Mezzogiorno d'Italia che, aldilà di una prevalenza "culturale" e politica di una "questione settentrionale" l'ultimo rapporto della Svimez ci racconta come stanno effettivamente le cose e che, la debolezza del Sud sta nel suo stesso popolo per cui è incapace di selezionare un'adeguata classe politica e di avere una buona classe imprenditoriale. Occorre considerare che ci troviamo di fronte a due Italie che non si conoscono e non si capiscono. La questione principale da noi è la malavita organizzata (abbiamo un unico datore di lavoro che è la camorra) che abita con noi e non risparmia, con la sua presenza, nessun Palazzo, così come l'informazione. Tale situazione ha pervaso l'intero paese e c'è da chiedersi se quando oltre 1800 imprenditori del nord sono risultati collusi con le mafie (sia per lo smaltimento illecito dei rifiuti industriali prodotti, sia per finanziamenti le loro aziende) non ci troviamo di fronte ad un problema antropologico da analizzare e affrontare con ogni consentita urgenza. Ho invitato la Commissione bicamerale di proporre al parlamento una legge nella quale si stabilisca che se una persona è riconosciuta come mafiosa, bisogna toglierli automaticamente la patria potestà (la famiglia è la loro forza) e allontanare i figli e affidarli a famiglie sconosciute e lontane. Ricordo che nel Gattopardo, ad un certo punto il Principe Salina disse, a proposito della possibilità del cambiamento dei siciliani, che ad 11 anni era già troppo tardi. Togliere la patria potestà ai mafiosi ha la stessa valenza che togliergli i soldi. Sulla scia dell'operato di Falcone e Borsellino ritengo questa legge essenziale. D'altra parte questo si fa già nei confronti dei tossicodipendenti. E non è più grave che un bambino viva e cresca a contatto con dei delinquenti che hanno fatto della partecipazione ad un'associazione mafiosa una scelta di vita con contenuti valoriali? Sono convinto, tuttavia, che per la così grande e articolata partecipazione e consenso sociale che viene attribuito alle mafie, non si potrà sconfiggerla con i soli sistemi che il metodo democratico ci impone. Occorre capire che qui siamo in guerra. Una vera guerra e chi è sconfitto paga con la vita e quando la società civile non viene ascoltata (non necessariamente seguita ma solo ascoltata) essa muore. Questo devono capire i decisori politici da noi. Oggi questa è la situazione nelle istituzioni locali nel Mezzogiorno d’Italia, aldilà delle appartenenze, alla quale, a mio giudizio, sovrasta un'oscura regia da parte della massoneria, la cui presenza nei Palazzi che contano è evidente.