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Titolo: A proposito di politica agraria.

Cosa fare? Ce lo dicono i numeri. L’Italia “alimentare” è diventato un Paese di aziende trasformatrici, che devono però importare materie prime perché il Paese non ne produce a sufficienza. Ogni anno il 40-60% dell’olio extravergine di oliva imbottigliato in Italia (considerato fra i migliori al mondo) è importato. Oltre il 30% del grano duro per fare la pasta (considerata fra le migliori al mondo) è importato. Una quota rilevante della carne bovina e anche di latte e derivati arriva dall’estero perché la produzione interna non copre il fabbisogno nazionale. Nel dettaglio il 70% delle proteine ovicaprine (pecore e capre) viene dall’estero mentre quelle bovine (manzo e vitello) si fermano al 40% . Oltre il 40 % dei legumi viene importato. E poi ci sono i 170 milioni di euro spesi per le mandorle statunitensi o i 67 milioni per i crostacei e i molluschi cinesi. Materie che costituiscono la base per alcuni dei maggiori marchi alimentari italiani. E che dire del pesce? Anche in questo caso il Mediterraneo che circonda la nostra Penisola (8000 km di coste) non basta. Le aziende italiane spendono oltre quattro miliardi all’anno per pesce oltre alle spese per importare crostacei e molluschi, come si è detto. L’unico settore in cui la produzione interna non sembra temere scarsità è quella degli ortaggi dove solo l’1% di zucchine, pomodori, carote e cipolle non cresce e matura sul suolo italiano. “L’ortofrutta fresca italiana mostra performance positive, con un valore alla produzione di 12,3 miliardi di euro, pari al 25% della produzione agricola, una dinamica positiva dell’export che prosegue anche nel 2017, con un + 6% su base annua nel primo trimestre, e un saldo del commercio estero che, nel 2016, segna un +40% rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto alla riduzione della spesa per le importazioni. Considerando cumulativamente l’export di ortofrutta fresca e trasformata, il settore risulta essere il primo dell’export agroalimentare per un valore di 8,3 miliardi di euro”. Tutti i prodotti che utilizzano materia prima 100% italiana lo scrivono in etichetta, mentre olio, carne, latte, uova, ortofrutta, pesce, miele, riso, pasta e pomodoro devono indicare in etichetta l’origine. Quale politica agraria dunque, sig. Ministro Centinaio?

 
   
   

  

   
   
   

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