E’ un fatto e non un’opinione.
In totale nell’Unione Europea 13 nazioni su 28 hanno
obblighi vaccinali, anche se sono obblighi spesso solo
nominali, mancando le sanzioni, e sono quasi sempre limitati
a una o più delle vaccinazioni “storiche”, quelle contro
polio, difterite, pertosse e tetano.
Visto l’altissima percentuale di bambini vaccinati in
Europa, anche senza sanzioni, a spingere davvero i cittadini
a usarli è altro: la fiducia nella sanità e il senso di
responsabilità.
L’Italia ha aggiunto alle quattro vaccinazioni che abbiamo
detto, il morbillo, rosolia, parotite, varicella,
meningococco C e B, Haemophilus influenzale B, epatite B.
Battendo la Slovenia, dove sono obbligatorie, e sul serio,
nove vaccinazioni.
Anche questo è un fatto.
Circa la scuola, vista la posizione del governo, si pone un
serio problema che appare irrisolto: come si affronta la
questione di bambini con immunodeficienza in classi o scuole
dove ci potrebbero essere bambini non vaccinati, esponendo
quelli a serio pericolo di vita?
Anche questo è un fatto che va affrontato adesso.
Un’ultima notazione
L'Autorità europea per la sicurezza alimentare, l'Agenzia
europea dei medicinali e il Centro europeo per la
prevenzione e il controllo delle malattie hanno espresso
preoccupazione per le conseguenze dell'uso di antibiotici
sull'aumento di batteri resistenti agli antibiotici.
L’Italia è il primo paese in Europa per consumo di
antibiotici (così come di anticrittogamici e antiparassitari
in agricoltura) ponendo serissimi problemi circa la
possibilità nel futuro di un’efficacia degli antibiotici in
un territorio dove si sono alimentati la resistenza
batterica e i profitti delle industrie farmaceutiche.
E anche questo è un fatto indiscutibile che pone seri
problemi circa la politica sanitaria nel nostro giulivo
Paese così come quella agricola