E si continua a parlare dei caporali come dei camorristi con
la monnezza
Trovo inquietante (ma chi si inquieta più, siamo assuefatti
dalle parole che hanno perso il loro significato) che la
cosiddetta stampa continui a parlare del dito e non della
luna.
Mi spiego.
Il caporalato non è la causa ma la conseguenza di un
fenomeno delinquenziale sostenuto, alimentato e finanziato
dalle aziende agricole, le quali, sfruttando dei poveri
cristi, bianchi o neri che siano, lucrano sulla loro pelle
per esitare sul mercato, sempre più controllato dai grandi
gruppi dell'agroalimentare, che a sua volta, sta
distruggendo l'agricoltura, il suolo e la salute dei
consumatori.
Nessuno che parli di questi delinquenti. Nessuno
E' come per la monnezza. Per anni abbiamo sentito parlare
dei camorristi che smaltivano i rifiuti, prevalentemente
industriali e in maggior misura, provenienti da fabbriche
del Nord civile e moderno.
I camorristi, questa gentaglia che non vale niente, in fondo
sono stati dei poveri fessi che hanno fatto da braccianti a
delinquenti, pomposamente chiamati industriali, per smaltire
i rifiuti prodotti e risparmiare sullo smaltimento. Molti
camorristi, hanno raccolto quello che avevano seminato: si
sono ammalati di tumore spendendo quei quattro soldi che gli
hanno dato per quel sporco lavoro in medicine, per loro e la
loro disgraziata progenie.
Quello che mi chiedo è però la cosiddetta stampa libera (non
voglio parlare degli intellettuali; non esistono fatta
qualche rarissima eccezione) continui a tacere a non fare
nomi e cognomi, indagini, inchieste giornalistiche e
quant'altro il loro dovere imporrebbe.
Stanno messi là, buoni buoni come cani da guardia, affinché
nessuno disturbi il manovratore.
E così dagli addosso al caporale. Dagli addosso al
camorrista.
Non sto dalla loro parte ma non sto neanche dalla parte di
quelli che questa merda ha generato.